domenica 19 gennaio 2014

Batterie un pò scariche

“Tanto tempo fa, un giovane principe divenne molto amico di un suo coetaneo poverissimo, figlio di un contadino del suo feudo. Erano legatissimi e passavano molte ore a giocare insieme. Poi un giovane il principe venne incoronato re e dovette partire per un’altra città da cui avrebbe regnato. 
Chiamò quindi l’amico povero per un ultimo saluto e gli disse: ‘in nome della nostra amicizia, ti chiedo di farmi un regalo che mi sia sempre di aiuto e di ispirazione interiore e che mi ricordi sempre di te’.
Il ragazzo povero si trovò in una profonda crisi ed iniziò a cercare disperatamente che cosa quel regalo avrebbe potuto essere. Egli pensava: ‘lui è ricco ed ha già tutto. Io non ho soldi. Che cosa posso regalargli che lo soddisfi?’
Preso dallo sconforto, un giorno si sedette sul ciglio della strada vicino ad un artigiano che di professione scolpiva statuine di ebano. Si confidò con l’anziano e saggio artista, il quale gli rispose:  ‘tutto lì? Non ci sono problemi. So io cosa prepararti per il tuo amico principe. Vieni tra un paio di giorni’.



Ed intanto arrivò il giorno dell’addio ed il principe chiamo l’amico al suo cospetto: ‘è l’ultima volta che ci vediamo. Hai trovato un dono che saprà parlarmi di te e darmi pace ogni volta che lo guarderò?’
‘Sì, mio signore’, e consegnò al principe una statuina di ebano sulla cui basa era scritto: ‘stai sicuro che tutto passa’.
Il principe rimase alquanto deluso del dono; cionostante lo mise nei suoi bauli e partì per la città lontana in cui sarebbe stato incoronato re. Arrivato alla reggia, pose la statuina sul caminetto della sua stanza da letto.
Un giorno, ormai sovrano da tempo, stava facendo una visita ufficiale in una città dove era entrato in trionfo dopo una vittoria militare. Tutti lo esaltavano, lo adulavano e lo applaudivano, ma egli in cuor suo sentiva che una gloria di quel genere non avrebbe potuto durare a lungo. Arrivò in camera pieno di gioia esteriore ma anche esausto ed un po’ svuotato; quindi guardò la statuina sul caminetto, e questo lo aiuto molto: tutto passa, non può durare, non può essere sempre così.
Mesi dopo in un’altra battaglia, il re perse gran parte dei suoi uomini ed una buona fetta del suo regno venne invasa dal nemico. Raggiunse la sua camera con il cuore a pezzi ed ancora guardò la statua sul caminetto: tutto passa... e tale frase gli diede il coraggio di non cadere nella disperazione e di aver fiducia in tempi migliori.
Fu in quel momento che si rese conto che davvero il dono del suo amico povero era capace di ricordargli la persona cara e di dargli pace nel cuore ogni volta che lo guardava”.
Ho sentito questa storiella nella predica della messa di oggi in ospedale. Spesso qui i sacerdoti usano predicare con filastrocche e fiabe che portano alla gente un messaggio semplice ed importante per la loro vita.
Per come mi sento in quest’ultimo periodo, la storia è stata di grande incoraggiamento anche per il mio cuore.
Ho le batterie un po’ scariche e faccio un po’ di fatica a tirare avanti.
Credo che in parte si tratti di stanchezza fisica legata prima di tutto all’assenza del Dr Ogembo ed al fatto che ancora non sono riuscito a trovare un sostituto. Il lavoro in effetti è aumentato tantissimo.
Forse però anche l’aspetto psicologico di essere sempre da solo gioca un ruolo non indifferente, e credo che la stanchezza psicologica sia quella che mi sta tagliando le gambe di più: andare a Meru a lezione con l’idea che potrebbero comunque chiamarmi per un cesareo perchè non c’è più Ogembo, è pesante anche se poi in effetti non mi chiamano ed a lezione ci posso stare fino alla fine. 
Non avere mai un medico alla domenica ha il suo peso anche quando magari al pomeriggio l’ambulatorio si svuota e non ci sono cesareiurgenti: rimane il fatto che sono sempre di guardia, di notte e di giorno.
A volte non sto bene e semplicemente sono stanco, ma è difficile spiegarlo agli altri, e chi non mi conosce mi pensa intrattabile, chiuso e poco socievole: io magari non parlo tanto e mi isolo un po’ solo perchè ho voglia di piangere ed a volte non riesco a gestire il dialogo senza che mi spuntino le lacrime... ma l’interpretazione degli altri talvolta è che io innalzo muri nei rapporti umani.
Delle volte sono teso, ma è una mia crisi interiore, e non ce l’ho con nessuno.
In questo stato di “guazzabuglio interiore” mi aiuta la fiaba che il prete ha raccontato a Messa,perchè so che anche questo momento passerà.
So anche che non si tratta semplicemente di dormire bene una notte senza essere chiamato. Devo ritrovare la serenità e la pace con me stesso: devo prendere la vita così come viene, accettando i momenti in cui tutti sono contenti di me ed anche quelli in cui qualcuno di me non è contento affatto: devo pensare che in ogni caso niente dura per sempre e tutto passa.
Devo affrontare i problemi uno alla volta e non farmi prendere dall’ansia quando tutto mi viene riversato addosso nello stesso momento, ed io mi sento soffocare: anche questo è a volte un aspetto della mia stanchezza. 
In genere i problemi capitano in contemporanea e non si sa da dove iniziare; l’altra crisi è che giustamente tutti vogliono risposte “subito”, ed è proprio questo “tutto e subito” che non sono in grado di gestire emotivamente. Devo imparare a fare tutto quello che posso e poi accettare che tante cose comunque non riuscirò a farle; devo gioire dei miei successi, accettando anche gli inevitabili fallimenti. Devo pensare ai malati che vanno a casa guariti, senza tormentarmi per quelli che invece non sono riuscito a salvare dalla morte. Devo cercare di essere buono con tutti, ma anche accettare i limiti del mio carattere che non è affatto perfetto.
So comunque che le batterie scariche si possono ricaricare, e che ogni situazione di stanchezza e di scoraggiamento può trovare una soluzione...perchè tutto passa.
Sono sicuro di avere le energie interiori per riprendermi: ho solo bisogno di un po’ di tempo per rimettere in ordine le mie priorità.
Chiedo a chi mi vede in questi giorni di avere un po’ di pazienza con me: sto combattendo con me stesso, con la mia stanchezza, con le mie delusioni, con il mio scoraggiamento, con il mio carattere... ma non ce l’ho assolutamente con nessuno. 
Non sono arrabbiato con nessuno e mi spiace se in questi giorni sorrido poco: sono in pace con tutti e ringrazio tutti... sto solo cercando di ritrovare la pace con me stesso. 
Mi è stato detto che sono poco sereno: questo è vero, ma sto cercando la serenità e spero di ritrovarla presto in me.
Grazie a tutti coloro che diranno una preghiera per me per aiutarmi a “far passare” anche questo momento di bassa.


Fr Beppe


1 commento:

Anonimo ha detto...

sono sicura che Dio è super contento di te!!! tempo fa mi chiedevo, da quando ho letto il tuo libro e leggo il blog e i tuoi post, ma come fa a far tutto!!!e concludevo: lo Spirito Santo lo aiuterà e aiuterà quelli che lavorano con lui perchè vivete dei ritmi da ER medici in prima linea sia di giorno che di notte sette giorni su sette...alla fine dal punto di vista umano è comprensibile e tuo essere "un pò giù", sei sempre all'erta, sempre in trincea a combattere per la vita di tante persone! Quindi ti assicuro la mia preghiera e pregherò anche la Santa Vergine, la Madre di Gesù che ti stia vicino, di doni il suo sostegno e ti aiuti a riprendere quella serenità con cui hai sempre lavorato e soprattutto che arrivi da te qualcuno che ti sostituisca quando ne hai bisogno.Io che "vedo" tutti voi da quest'altra parte della terra per così dire, penso che state e che stai dando tanto. Vorrei scrivere altri pensieri che mi vengono in mente ma farei un commento troppo lungo:ti assicuro la preghiera e coraggio!quanche angelo arriverà ad aiutarti
Patrizia


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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