lunedì 21 novembre 2016

Morta prima di arrivare in Ospedale

Era sabato quando sono stato chiamato in ambulatorio per un caso molto triste.
C'era una barella coperta da un lenzuolo bianco, sotto il quale si indovinava la presenza di un cadavere dalla pancia molto prominente.
Ho spostato appena un lembo di quel drappo per scoprire un volto giovane, ma in qualche modo "mangiato" o dalla malattia o dalle tribolazioni della vita.
Era una donna!
Ho saputo poco dopo che era incinta, a termine di gravidanza ed in preda alle contrazioni nelle sue ultime ore di vita.
Aveva camminato a lungo; pensava fosse giunto il momento di dare alla luce suo figlio... ma non era riuscita ad arrivare a Chaaria in tempo, e soprattutto non era riuscita ad arrivarci viva...l'avevano portata ormai defunta.
Quasi impossibile capire quello che le sia successo, in quanto la storia clinica che ho raccolto dalla sua poca documentazione medica non indicava patologie di rilevo in gravidanza: in particolare non era nè ipertesa nè diabetica; non aveva edemi e l'esame urine era negativo. i familiari erano certi che non fosse epilettica.
Chissà che cosa l'ha uccisa!
Dai suoi documenti mi rendo conto che è effettivamente giovane e che a casa lascia vari figli ed un marito affranto.


Naturalmente tutti i parenti che l'avevano portata erano disperati e sgomenti per l'accaduto.
Hanno ripetuto in modo ossessivo che la donna stava bene fino al mattino di quel giorno fatidico, quando erano iniziate le contrazioni.
Io li ascoltavo, ma non sapevo cosa dire.
Ho naturalmente accettato di portarla nell'obitorio dell'ospedale finchè a casa avessero deciso il da farsi per il funerale.
Poi, un'anziana accompagnatrice mi ha chiesto a bruciapelo se il feto potesse essere ancora vivo.
Io ho negato decisamente in quanto, dalla storia convulsamente raccontatami da più persone nello stesso momento, avevo compreso che la morte della donna risaliva a circa un'ora prima.
Ho comunque ceduto ad un'inutile ecografia osterica, tanto per mettere tutti con il cuore in pace.
L'eco ovviamente ha confermato l'evidenza dei fatti: non c'era più niente da fare. Erano deceduti entrambi, mamma e bambino.
Poi è arrivata la richiesta che sempre mi aspetto in questi casi così tristi e per fortuna rari: mi hanno implorato di separare mamma e bambino prima del funerale, perchè nella cultura locale non si seppellisce una donna con un bimbo in grembo.
Ognuno di loro è una vita autonoma, e come tale va sepolta separatamente.
All'inizio della mia permanenza a Chaaria, trovavo tale pratica priva di senso, primitiva e del tutto inutile; ora però sono molto simpatetico.
Non so perchè lo vogliono fare, ma son certo che per loro è una cosa importante, che li fa star meglio in un momento già così duro a causa della morte del congiunto.
Inutile rifiutare e far stare quella povera gente ancor peggio.
Domani quindi, in sala settoria, prima che vengano a prendere i due cadaveri per la sepoltura, farò una breve autopsia e separerò quelle due creature che qui in terra hanno vissuto sempre insieme...anzi, l'una dentro l'altra.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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