lunedì 10 aprile 2017

Piove sempre sul bagnato

Oltre che trovarci in una situazione tremenda a causa della mancanza di infermieri, situazione che ci ha portato spesso a decisioni-limite, come quella di affidare il servizio della notte o quello della maternita’ a degli studenti, ora si aggiunge una nuova crisi che ci ha colpiti piu’ o meno a ciel sereno.
La nostra matron Judith ed il clinical officer Frank sono stati assorbiti dal governo e ci hanno lasciati.
Loro almeno se ne sono andati in modo regolare, firmando tutte le carte...anche se ci è mancato il mese di preavviso.
Improvvisamente e senza neppure salutare, se n’è andata anche un’altra infermiera che avevo aiutato tanto in passato. E’ andata a dare le dimissioni da Giancarlo e non ha avuto neppure la cortesia di aspettare che uscissi dalla sala.
Un nuovo clinical officer inizierà mercoledì: di nuovo gli insegneremo tutto, gli daremo delle responsabilità, lo manderemo ai corsi di aggiornamento, già sapendo counque che un bel giorno ci dirà che lo hanno “improvvisamente” chiamato a lavorare altrove.
E’ un schema comune e tristemente sperimentato perchè continuamente ripetuto.
Rimane il grave problema di coprire la posizione in “outpatients” lasciata scoperta dall’infermiera scomparsa. Non sappiamo davvero chi mettere!


Ancora più grosso è il grattacapo di trovare una nuova “matron” (=capo del personale).
Non voglio sindacare sulle ragioni per cui si comportano cosi’.
Onestamente mi sembra che non sia molto etico e dimostri una totale disattenzione al bene comune dell’ospedale e dei malati.
Facciamo piccolo cabotaggio e navighiamo a vista. Con Fr Giancarlo diciamo sempre che il nostro scopo e’ ormai di arrivare fino a sera... programmi piu’ lunghi non si riesce a farli, perche’ il personale e’ tremendamente instabile e manca quel minimo di correttezza per informarci in tempo della loro eventuale dipartita.
Il “time-table” degli infermieri e’ ormai come una “coperta troppo corta”: da qualunque parte la tiri, c’e’ sempre qualche servizio che rimane scoperto.
Per non parlare della possibilita’ che uno degli infermieri vada in mutua... gia’ una sola assenza ci scompensa totalmente.
Questa è l’instabilità che viviamo tutti i giorni.

Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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