lunedì 17 luglio 2017

Qualcosa non collima

Asserisce di essere caduto dalla motocicletta, di aver battuto il torace su una pietra e di essersi procurato un brutto taglio al nbraccio strisciando su una recinzione con filo spinato.
Aveva in effetti un importante dolore toracico anche se nel complesso i rumori respiratori si sentivano. Non era affatto dispnoico.
Il braccio poi era cosi' dolente che ci e' venuto il dubbio di una frattura.
La lastra ci e' sembrata necessaria per fare una diagnosi e per impostare una terapia corretta.
E guarda un po'! La la radiologia a volte aiuta anche a scovare i bugiardi, oltre che a fare diagnosi.
Al torace non coste rotte ma un po' di emotorace, che comunque ci potrebbe ancora stare con la storiella dell'incidente stradale.
Ma che dire del corpo estraneo che si vede appena sopra il gomito nella lastra? Lo avete notato anche voi nella foto?
Abbiamo quindi cambiato il nostro piano di lavoro.
Invece di suturare direttamente, come era stata la nostra intenzione iniziale, dopo aver visionato la lastra, siamo andati alla ricerca di che cosa si trattasse.


Non era un pezzo di legno che si era conficcato nella carne durante la caduta dal mototaxi.
Era invece una lama di coltello spezzata.
A malincuore il paziente ha quindi dovuto ammettere che era stata una rissa, ma naturalmente i cattivi erano gli altri. Lui era solo una vittima innocente.
E' strano.
A Chaaria non ricoveriamo mai i cattivi.
Quelli che hanno ferite di ogni genere (da panga, coltello o freccia), sono sempre e solo i buoni: sono stati assaliti dai ladri; hanno cercato di dividere due che litigavano, ecc.
Chissa' dove andranno i cattivi a farsi curare!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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