mercoledì 6 ottobre 2010

Gioia di riaccogliere un capostipite



Il dott Enrico Postini, insieme al dott Dino Cimma, e’ una figura storica per il volontariato a Chaaria.
Cito quanto lui stesso ha scritto nel 2005 per il fascicolo: “LET THE SUN SHINE” (Lettere da Chaaria):
“L’odontoiatria è nata a Chaaria con il  dott. Dino Cimma, anestesista dell’ospedale Cottolengo di Torino e odontoiatra nel ’92, e questo concretizzava una idea di alcuni anni prima elaborata tra i fratelli del Cottolengo ( in particolare fr. Lodovico e fr. Matteo, superiore in quegli anni) che avevano fondato la missione di Chaaria, filiazione della prima missione storica di Tuuru. Con una poltrona anni 50,  le pinze per estrazioni e poco più si è impiantato uno  studio in quello che allora era un semplice dispensario gestito da Fratel Lodovico in cui si faceva prevenzione e cura della malaria, parassitosi intestinali, tbc, piccola traumatologia ecc. In pratica si è aggiunta una attività ambulatoriale in un contesto di attività ambulatoriali. Con mia moglie io sono arrivato nel ’94 e il servizio odontoiatrico in quegli anni era esclusivamente estivo, limitato al mese di agosto, gestito a turno da noi tre. Piano piano si sono aggregati altri odontoiatri, con le assistenti abbiamo fatto gruppo, si è portato del materiale nuovo in maniera da allargare le prestazioni e poter fare oltre alla estrattiva anche della conservativa ed endodonzia”.

Tutti infatti sappiamo che il volontariato a Chaaria e’ nato con i dentisti. Continua infatti il dott Postini:
“Non credo di scandalizzare nessuno se dico che il volontariato di Chaaria è nato con l’odontoiatria! Non è per tirarsela, tanto più che i volontari  di allora ormai quasi tutti si sono persi per strada per vari motivi,  ma per riconoscere ciò che storicamente è accaduto.”
Il Dott Postini, nella sua analisi serrata da’ una visione di quanto e’ cambiato con il tempo. Dapprima l’odontoiatria era “il-volontariato”. Poi gradualmente e’ diventata solo uno dei settori di un ospedale molto piu’ complesso; ma non ha perso la sua importanza. Leggiamo le sue parole:
“L’anno della svolta è stato il ’98. La gente che aspettava tutta la notte al cancello della missione richiedendo prestazioni sanitarie non poteva lasciare indifferenti. Bisognava dare una risposta e una mano.  C’era bisogno di letti, di stanze, di un ecografo, di un qualcosa che si potesse chiamare sala operatoria. La dentistica in un  quadro così, passa in secondo piano. Io ritengo importante che l’odontoiatria in quel contesto abbia saputo bloccare quello che avrebbe potuto essere un suo naturale sviluppo per far posto allo sviluppo dell’ospedale che in un particolare momento storico, con l’affluire di un numero sempre maggiore di pazienti, si è giudicato prioritario.
Dopo il ’98 ci siamo resi conto che coltivare il nostro orticello, vale a dire continuare a promuovere l’odontoiatria proponendo cose nuove avrebbe significato inevitabilmente togliere energie allo sviluppo dell’ospedale. Così si è continuato a lavorare con quello che c’era con poche modifiche, portandoci in valigia quanto ci serviva e quanto si poteva trasportare. Viene da chiedersi, io me lo sono chiesto anche di recente: in un contesto come quello di Chaaria in cui il confine tra la vita e la morte è sempre sottile, in cui quello che fai per promuovere la vita è sempre maledettamente insufficiente, l’odontoiatria ha ancora un senso? Tutti voi avete vissuto a Chaaria situazioni drammatiche: dal bambino che muore dopo un coma malarico,  alla puerpera che sanguina, alla ragazza orrendamente piagata per AIDS terminale, al bambino che nasce con un onfalocele, e via dicendo. Di fronte a queste situazioni la cura di un dente è sicuramente relativa.
 Ho visto, ho chiesto, ho parlato e la risposta è stata sì. Per due ragioni. La prima è che ho avuto la netta sensazione che siamo apprezzati dai fratelli e dalla gente. E anche bello poter lavorare insieme, scambiarsi pareri, collaborare per le diagnosi e le terapie di determinati pazienti con patologie che non sai bene dire se sono di pertinenza odontoiatrica, otorino, internistica o neurologica. Per esempio a me non è mai capitato di vedere così tante masse del distretto cranio facciale di dubbia origine e collaborare in questi casi è proprio bello! E questo comunque è ancora il meno. La seconda più importante ragione è molto pratica. Di fatto la gente approda all’ospedale  con il mal di denti, mandarli via non si può e non si vuole. Vi racconto un aneddoto. Di ritorno da Chaaria nel ’94, con mia moglie e Maurizio siamo passati  per un altro ospedale. All’interno dell’ospedale vi era uno studio dentistico che mi ha meravigliato. Un riunito Mini-cam nuovo, azzurro, piastrelle per terra, luce, pulizia. Noi si tornava da condizioni di lavoro veramente difficili (era la prima volta e si doveva ancora prendere le misure della cosa). Pensate che avevamo tre o quattro bicchieri d’acciaio che lavavamo tra un paziente e l’altro, monouso inesistente, salviette paziente in cotone che dopo un po’ le potevi strizzare, mia moglie che faceva estrazioni sulla poltrona a pedale e per lampada lo spot rubato alla Madonna della cappella da fr. Lorenzo e via dicendo. Laggiu’ un altro mondo ma… pochi pazienti. Vi sono ritornato dopo undici anni. Il Mini-cam azzurro era inchiodato, inservibile perché non più riparabile. Un’altra poltrona, le stesse piastrelle, la stessa pulizia, gli stessi … pochi pazienti. L’odontoiatra di turno, un ferrarese, ci ha detto tre o quattro al giorno. A Chaaria mediamente tra i venti e i trenta spesso superando questa cifra e facendo più prestazioni, anche di conservativa (che richiede maggior tempo) agli stessi.”
Rispetto a quegli anni molto e’ cambiato. La Associazione Volontari Mission Cottolengo ha sponsorizzato una ristrutturazione massiccia dello studio odontoiatrico, per cui, grazie appunto ai volontari (ed in particolare al Consiglio Direttivo della Onlus, al Dott Postini ed al Dott Farnese) ora il nostro gabinetto dentistico e’ in condizioni quasi eccellenti... mancano poche rifiniture, come le scialitiche ed il radiologico. Proprio per questo forse non si possono piu’ applicare al presente alcune parole del dott Postini:
“Questa linea [un po’ spartana nella ristrutturazione] però potrebbe essere la responsabile, almeno in parte, di un problema che attualmente il servizio odontoiatrico di Chaaria ha e cioè lo scarso numero di odontoiatri che vi si recano. Proprio pochi giorni fa ho letto l’ultimo numero di ‘Fronte Stomatologico’ che è l’organo dell’Andi nazionale e ho notato il fiorire di un numero nutrito di nuove Onlus operanti nel settore del volontariato odontoiatrico. Queste hanno il grosso vantaggio rispetto alla nostra realtà che le risorse che raccolgono le dedicano esclusivamente all’odontoiatria e così riescono ad allestire studi in diverse parti del mondo, studi che, per gli operatori, hanno una immagine sicuramente più accattivante. Io non so se la carenza degli odontoiatri a Chaaria sia dovuta solo a questo problema, certo è che il problema esiste...”
Sull’onda di queste parole del dott Postini rinnovo il mio accorato appello, o S.O.S., in quanto ho ancora dei periodi scoperti durante “la maternita’” della nostra Mercy. Credo che il tam-tam tra amici sia la cosa piu’ efficace. Anche su questo condivido in pieno quanto da lui scritto:
“Non rimane quindi che affidarci ancora una volta ad uno strumento che finora ha funzionato e che  rimane sempre il migliore e cioè il passa parola,  il “contagio”. Bisogna forse cercare di essere un po’ più “virulenti”.”
Concludo questo scritto, in pieno accordo con quanto Il dott Postini scrisse nel 2005. Mi sembra bello e completamente in linea con la filosofia del nostro servizio qui a Chaaria. Lascio a lui la parola:
“Lo studio dentistico deve crescere, non in bellezza ma in sostanza, il blocco operatorio deve crescere ancor di più, e tutto deve essere correlato alla realtà del luogo. Dobbiamo promuovere l’efficienza, perché l’efficienza è ormai un tassello irrinunciabile della nostra professione nel mondo, in qualunque parte del mondo. Non possiamo dire a uno: “Ti sei preso l’epatite perché non ho i mezzi per sterilizzare a dovere! Piuttosto ti tieni il mal di denti visto che di mal di denti non si muore!” Ma al tempo stesso non dobbiamo fare dell’efficienza il nostro fine ultimo. La gente d’Africa non ci chiede efficienza,  non è nel suo genoma, nella sua cultura, è un parametro nostro. La gente di Chaaria ci chiede disponibilità, impegno, rispetto della sua dignità, magari un sorriso. In Africa ho imparato una cosa: il “lasciare fare”, il “let it be” cantato dai Beatles più di trent’anni fa. Non è il fatalismo di cui spesso proprio gli africani sono vittime. E’ invece la coscienza e la serenità che dopo aver fatto tutto ciò che posso, c’è Qualcuno che completa e migliora il mio lavoro, anche se occorre tempo, pazienza, anche se questo Qualcuno non è spesso solerte come io vorrei!”

PS: grazie ancora Enrico per essere qui con noi anche quest’anno, 16 anni dopo la tua “prima volta”.

Fr Beppe Gaido

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non e' che per caso ci sia un dentista che non sa cosa fare dal 16 ottobre al 31 ottobre?
Magari poi ci fosse un altro dentista disoccupato tra il 23 novembre ed il 3 dicembre?
E forse ancora un dentista che si annoia e non sa dove andare nelle vacanze di Natale dal 23 dicembre in avanti?
Nessuno poi conosce un dentista che vorrebbe iniziare l'anno con un bel mese in Africa a gennaio?
Se ne conoscete qualcuno, dite a loro che a Chaaria stanno affogando perche' non hanno la dentista che ha pensato bene di avere un bambino...
A parte il tono scherzoso, questo e' un appello serio. Lo so che sara' difficile trovare qualcuno, ma quelli come me, abituati a vedere la Provvidenza agire in mille modi, non si disperano mai.
Fr Beppe


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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