lunedì 21 dicembre 2009

Deo Gratias!

Erano le 19 di stasera quando abbiamo avvertito l’impulso della corrente elettrica che arrivava… eravamo in cappella per la novena di Natale ed abbiamo atteso con ansia per pochi minuti; poi finalmente il possente motore a diesel del generatore ha cessato di ruggire. La macchina, ora fumante e caldissima, ce l’ha fatta, e non ci ha traditi.
Ringraziamo Dio veramente perchè non ci ha lasciati crollare, ed e’ intervenuto prima che l’ospedale fosse chiuso… avremmo dovuto esserne certi, se la nostra fede fosse “grande quanto un granello di senape”; ma onestamente il dubbio si era insinuato dentro di noi: veramente Dio può volere la chiusura di Chaaria?
Ed invece la sua risposta ci e’ arrivata oggi pomeriggio: il Signore desidera che ancora lavoriamo per Lui e per i poveri di questa porzione d’Africa.
Dobbiamo ringraziare di cuore anche il Vescovo di Meru, Mons Salesius Mugambi, ed il Medical Coordinator della diocesi, Father Silas Mwiti, che si sono davvero fatti in quattro per aiutarci: hanno fatto sentire la loro voce; hanno perorato la causa del nostro ospedale che serve soprattutto i più poveri, e mi hanno incoraggiato a non chiudere e a non rifiutare mai i pazienti, anche quando la tentazione della depressione era fortissima.
Non è stato facile quando non avevamo acqua; quando i servizi igienici erano pieni di escrementi che non riuscivamo ad eliminare perché gli sciacquoni erano al secco. Ho sentito spesso le lacrime agli occhi quando pensavo al frigorifero dei vaccini o all’emoteca, durante le ore di buio totale. Per vigliaccheria poi non ho mai aperto le celle frigo del mortuario, perché ne temevo lo spettacolo.
Che tristezza non avere pigiami puliti o lenzuola da cambiare, a causa delle lavatrici rimaste a secco!
Tutti avevano ragione quando venivano a lamentarsi da me: ci vuole acqua per garantire biancheria pulita, ma io che cosa ci posso fare se le pompe non vanno? Ci vuole elettricità di notte, ed hanno ragione i guardiani a dire che nelle tenebre non possono garantire la nostra protezione dai ladri, ma come faccio quando il generatore è surriscaldato e devo spegnerlo?
Certo dobbiamo correre ai ripari e fare in modo di essere meno impreparati quando una cosa del genere succederà nuovamente: già da oggi un tecnico di Nairobi ha iniziato a potenziare il sistema dei pannelli solari. Poi a febbraio speriamo di poter installare il secondo grande generatore regalatoci dai volontari sardi.
E’ stata anche una settimana deludente, in cui, tra l’altro, abbiamo pure sperimentato che il male si annida veramente dovunque. Lo sapevamo che gli sciacalli ci sono sempre: ci sono nelle guerre, dopo i terremoti o gli tsunami… sfortunatamente ci sono stati pure a Chaaria: approfittando delle tenebre notturne, ignoti facinorosi hanno fatto man bassa di diesel dal tank di riserva per il generatore. Ne sono sconvolto; ho anche dei sospetti, ma di prove neppure una.

E così sempre si trova chi approfitta delle disgrazie altrui.
Ma siamo veramente contenti di ritornare alla normalità e di poter lavorare per gli altri un po’ più serenamente.

Grazie che ci siete stati vicini.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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