martedì 22 dicembre 2009

Gli auguri di due volontari

Non so come si vive il Natale a Chaaria, quali sono le tradizione, se è sentita come festa o meno, penso che per voi il Natale sia una fonte di speranza, Gesù è nato soprattutto per i poveri, per i deboli, per i piccoli ....
Sono contententissimo che sia ritornata la corrente elettrica, scongiurando la chiusura dell'ospedale, penso spesso a voi, a Chaaria, all'Africa, ai poveri e ogni volta che leggo le notizie sul blog mi sembra di vivere un po' le notizie, quando parli delle persone, dei posti riesco ad identificarli nelle mente e nel cuore.
Sono passati ormai vari mesi da quando sono tornato, e dentro di me bollono ancora tanti pensieri, la nostalgia dei poveri, della vita lì è forte, è stato veramente un dono, una grazia l'esperienza e più i giorni passano più capisco che è stato Gesù a guidarmi lì da voi, una tappa fondamentale della mia ricerca ..... mi sto interrogando molto sulla mia vita, sul senso di essa,[...] e i poveri, il servizio ai poveri è stato sempre un punto fondamentale che c'è sempre stato, [...].


Un volontario




Ciao Beppe,
ti scrivo durante la notte in PS; ora è tranquillo, sta nevicando e la gente non viene, un po' come a Chaaria quando piove... e ne aprofitto per augurarti buon natale... e soprattutto per ringraziarti, per quanto mi hai insegnato  con i tuoi gesti quotidiani, per aver accresciuto il mio amore per questo meraviglioso lavoro, per avermi ridato l'entusiasmo che qui ogni tanto faccio fatica a trovare TU, Pinuccia, i mille volti dell'Africa avete  arricchito la mia vita e mi accompagnate ogni giorno, grazie per aver reso piu' speciale questo mio Natale.

A presto,
una volontaria

 


Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....