giovedì 13 maggio 2010

Abigail Nkatha


Ancora una volta sono venuta a dire grazie ai miei genitori adottivi di Roma.
Sto andando a scuola e i risultati sono discreti, anche se non posso dire di essere la prima della classe.
Continuo a vivere con la nonna, in quanto mamma deve stare lontana a causa del lavoro.
La vedo pero’ tutte le domeniche.
Non posso non ringraziare chi, pur essendo lontano, continua a pregare per me e a sostenere finanziariamente la mia vita un po’ difficile. Questi soldi che mandate mi aiutano a continuare a studiare, ad avere dei bei vestiti e a non sentire mai che ci sia qualcosa che vorrei mangiare ma che la mamma non mi puo’ comperare.
Dio vi benedica di vero cuore.
 
Abigail Nkatha

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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