- la Provvidenza, che tramite l'amico Max, mi ha fatto venire qui per la seconda volta e mi ha guidato e protetto lasciandomi partire senza dispiaceri nè rimorsi
- il Cottolengo che mi ha accolto amichevolmente e che sostiene, con grande sforzo economico, in questo affascinante buco che non compare neppure sulle carte geografiche, una struttura che accoglie e cura oltre 50 handicappati fisico-mentali e un ospedale con 160 posti letto che non vuol dire 160 ricoverati perchè ci sono anche i due malati per letto (non ci fanno molto caso) e, a volte, i materassi per terra.
- fratel Beppe, che trovandosi anni fa davanti ad una gravida che non riusciva a partorire e che era intrasportabile causa piogge, invece che assistere impotente alla morte di mamma e figlio, ha avuto la capacità, la forza e il coraggio di fare il primo cesareo. Da questa esigenza letteralmente vitale, pezzo per pezzo ha messo insieme questo ospedale
- le migliaia (non è un'iperbole) di pazienti più o meno derelitti e ma malconci che in questo mese hanno affollato l'ambulatorio, arrivando anche dai lontani confini del nord (ma come arrivano? quanto ci mettono?) a volte per risolvere il loro problema, ma altre volte per chiedere il miracolo che non siamo in grado di offrire.
- i Buoni Figli, con un "debole" per Moruru e kimani, che mi hanno insegnato come la vita sia pur sempre vita
- Noemi, diciannovenne paraparetica con una volontà di ferro, sempre affettuosa e sorridente, che lotta per camminare e studia assiduamente
- I fratelli, le suore e il personale tutto che, guidati da fr. Giancarlo (titolare dell'ufficio grane, guai e problemi) e da Suor Florence, mandano avanti la baracca
- fratel Lorenzo che, lavorando prevalentemente di notte, ha, tra l'altro, ristrutturato la sala operatoria
- il dr Ogembo che si è fatto carico di tutta l'attività ostetrico-ginecologica e mi ha aiutato in ambulatorio e in sala operatoria
- il para-anestesista Jesse che, senza respiratore, senza la possibilità di intubare, con spinali, ketamina e locali, mi ha consentito di operare di tutto, dal bimbo di 14 mesi con una grossa ernia inguinale congenita all'ultraottantenne con ipertrofia prostatica
- il mite e sempre disponibile Antonio (internista di Torino) che, benchè affetto da una grave malattia (una forma incurabile di mal d'Africa), si sobbarca tutta l'attività internistica (AIDS, TBC, malaria, cardiopatie varie, incurabili ecc.). E' stato il mio punto di riferimento per la farmacopea locale, la decrittazione dei files (cartelle) e delle sigle (QID 2/52 vuol dire che un farmaco va somministrato quattro volte al giorno per due settimane), e mi è stato di aiuto e conforto nelle situazioni difficili
- le tre formidabili, instancabili addette alla sala operatoria e dintorni Celina Kanyua e Makena (l'ordine alfabetico è d'obbligo) che non sapendo cosa sia un mansionario, hanno fatto da secondo chirurgo, strumentista (contemporaneamente), addette all'endoscopia, interpreti in ambulatorio, lavaferri, barelliere, addette alle pulizie e sicuramente dimentico qualcosa
- e per finire mia moglie, che ha condiviso questa avventura ed ha accudito e ammazzato di coccole i quattro orfanelli attualmente presenti: la deliziosa, piccola Claire, il nervoso Daniel, la sveglissima Rossela e il "nostro" paciottone Ken.
A DIO PIACENDO
ARRIVEDERCI
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