Si tratta di vicende molto simili nella loro drammaticita': la prima e' quella di una giovane che aveva partorito a Chaaria ed era stata dimessa normalmente. Aveva deciso per il mototaxi per coprire i 42 chilometri di sterrato. Per evitare che il bambino prendesse freddo, lo aveva coperto molto bene, e se lo era stretto al seno prima di prendere posizione sulla motocicletta stipata con altri due passeggeri. Arrivata a Mukothima il prezioso dono di Dio, che aveva portato in grembo per nove mesi, era morto soffocato, vuoi dall'eccesso di lana e vuoi dalla pressione delle troppe persone sedute sulla stessa sella. sabato 8 ottobre 2011
Mukothima...
Si tratta di vicende molto simili nella loro drammaticita': la prima e' quella di una giovane che aveva partorito a Chaaria ed era stata dimessa normalmente. Aveva deciso per il mototaxi per coprire i 42 chilometri di sterrato. Per evitare che il bambino prendesse freddo, lo aveva coperto molto bene, e se lo era stretto al seno prima di prendere posizione sulla motocicletta stipata con altri due passeggeri. Arrivata a Mukothima il prezioso dono di Dio, che aveva portato in grembo per nove mesi, era morto soffocato, vuoi dall'eccesso di lana e vuoi dalla pressione delle troppe persone sedute sulla stessa sella. Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido





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