I malati che a noi
afferiscono sono sempre moltissimi e spesso gravi. Di casi veramente pietosi ce
ne sono a centinaia: sovente sono senza soldi ed arrivano a noi perché sanno di
essere curati anche quando non hanno denaro per pagare. La vera nemica che
continua ad uccidere è sempre la malaria. Spesso ci sono casi di malaria
cerebrale e molti bambini muoiono.
Uno dei casi più
impressionanti per me è capitato
qualche giorno fa: è arrivata una mamma con un bimbo sulle spalle. Diceva che
dalla sera prima il piccolo aveva avuto febbre alta. La mamma aveva camminato
per più di due ore nella polvere. Appena dopo aver detto alla mamma di aprire
il fagotto, ci siamo accorti che il piccolo era già morto e praticamente
rigido, in una abnorme posizione che ritraeva l’abbraccio alla schiena materna.
Aveva quattro mesi soltanto.
Capita spesso di visitare
bambini estremamente denutriti, spaventosi a vedersi: sono immagini che
solitamnte si vedono in televisione, nei documentari sulla fame nel mondo.
Quasi sempre l’unica terapia per questi bambini è mangiare.
Molti non hanno denaro
liquido: chi ha soldi sono i nostri operai, quelli che hanno la fortuna di
avere un lavoro, gli infermieri, gli insegnanti ed i proprietari dei negozi o
dei matatu. Chi ha terra molte volte produce solo per sé, cioè per dar da
mangiare alla famiglia ed anche chi produce di più, non avendo magazzini, è
obbligato a vendere subito i raccolti alle grandi compagnie, senza aspettare
che i prezzi salgano un po’ fuori stagione… e le compagnie pagano pochissimo,
con il solito risultato che i ricchi lo diventano sempre di più ed i poveri
sprofondano nella loro miseria.
La zona attorno a Chaaria,
soprattutto andando verso Gatunga e Mukothima, è davvero molto povera. I malati
che vengono da quella zona sono invariabilmente squattrinati e diseredati.
Abbiamo inoltre
costantemente molti casi di AIDS e di TBC. Le mamme partoriscono ancora a casa
e spesso ci sono complicanze gravi, che possono causare anche la morte.
Frequentissimi sono i casi aborto spontaneo, forse causati da qualche malattia
infettiva. Per cui cerchiamo di fare un po’ di tutto: dall’otorino
all’ostetricia, dalla traumatologia alle malattie infettive, dalla diagnostica
per immagini alla chirurgia generale.
C’è poi tutto l’impegno
della Comunità, il servizio ai Buoni Figli, l’economato e la manutenzione, che
assorbono anche tante energie a tutti i Fratelli e le Suore di Chaaria.
Le giornate sono piene e non c’è molto tempo per la
nostalgia che è comunque molto forte, soprattutto alla sera, se non ci sono
casi urgenti ricoverati, se magari manca la luce e si gira lume di candela; ci
si rende conto allora di essere sperduti in mezzo alla savana, senza
possibilità di uscire o di incontrare gente nuova e si pensa tanto a casa... soprattutto
quando qualcuno non sta bene.
Questa sofferenza della
lontananza e della impossibilita’ di aiutare ed essere vicini alle persone piu’
care e’ forse una delle più acute sperimentate fino ad ora, ed è comunque un
continuo richiamo a spiritualizzare, a capire che noi siamo qui per il Signore
e per Lui solo.
Qui a Chaaria davvero si
sperimenta una certa solitudine che è un richiamo alla solitudine propria del consacrato che
non ha una famiglia, che non ha figli propri e quindi si dà corpo ed anima per
i figli degli altri, li cura, soffre per loro, se li porta nel cuore, ma poi,
quando la malattia è finita ed i poveri se ne sono andati, magari senza
ricordarsi di dire grazie, si ritrova solo e deve rinnovarsi nella convinzione
che Dio e Dio solo basta.
Pregate per me ed io farò lo
stesso.
Fr Beppe
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