E’ una condizione molto frequente nell’Africa
subsahariana.
A volte la pericardite puo’ essere massiva,
tanto da causare tamponamento cardiaco.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanita’ (OMS), nei Paesi tropicali e subtropicali, l’eziologia piu’ frequente e
sempre da considerare come prima possibilita’ eziologica, e’ la pericardite
tubercolare.
La diagnosi di pericardite tubercolare e’
molto difficile, soprattutto per le limitazioni imposte dai nostri mezzi
tecnici.
Una VES (ESR in inglese) uguale o superior
ai 75 mm/1ora, e’ un indice diagnostico molto importante.
A volte ma non sempre si puo’ trovare una
linfocitosi relativa all’emocromo.
La pericardite tubercolare richiede
pericardiocentesi ripetute e follow up con ecocardiografie seriate in caso di
tamponamento cardiaco. Se la frazione di eiezione e’ mantenuta, e non c’e’
importante ipotensione e ipossia, si preferisce la terapia medica senza
pericardiocentesi. Normalmente il fluido pericardico che si ottiene alla
puntura e’ di tipo essudativo, e non ematico.
La pericardiocentesi diagnostica ha un
rischio elevato ed inoltre non ha un grande significato, in quanto normalmente
la ricerca dei BAAR (AAFB in inglese) e’ negativa, e non c’e’ possibilita’ di
coltura per i bacilli tubercolari se non a Nairobi. In un caso specifico
abbiamo recentemente fatto pericardiocentesi ecoguidata a motivo di
tamponamento cardiaco, ed abbiamo prelevato liquido ematico, cosa che ci ha
orientati verso una eziologia
neoplastica.
La pericardite tubercolare e’ una delle
situazioni in cui l’OMS autorizza la terapia “ex juvantibus” anche nel Terzo Mondo,
dove il controllo e’ serratissimo per evitare insorgenza di ceppi resistenti
(ricordo che la MDR (Multi Drug Resistant) TB e’ un flagello che si sta
spandendo per l’Africa).
In caso di pericardite essudativa con VES
elevata, con o senza linfocitosi relativa, siamo quindi invitati ad iniziare la
terapia antitubercolare secondo le line guida OMS, che per il Kenya sono
(2RHZE, 4RH).
Durante i primi due messi di terapia
intensiva con 4 farmaci, la pericardite tubercolare (cosi’ come la pleurite e
la meningite tubercolare) va trattata anche con steroide (prednisone 1
mg/Kg/die), al fine di prevenire la formazione di sinechie che in futuro
potrebbero causare una pericardite costrittiva. A volte associamo allo steroide
anche ASA, al fine di ridurre piu’ energicamente l’infiammazione; in questo caso proteggiamo
accuratamente lo stomaco dei pazienti con inibitori di pompa protonica.
Sulle line guida per le unita’ sanitarie
piu’ rurali, dove spesso non c’e’ un medico, si legge che tutte le pericarditi
in Africa vanno considerate tubercolari, finche’ non se ne puo’ provare il
contrario.
In Italia la situazione epidemiologica e’
probabilmente diversa, con pericarditi essudative secondarie piu’ ad altre
cause (post-traumatiche, tumorali, malattie del collagene, diatesi emorragiche,
iatrogene da farmaci o da procedure invasive o post-cardiochirurgiche, virali,
post-infartuali). Spesso anche in Italia la pericardite viene ancora definite come
idiopatica, perche’ non se ne conosce la causa. Per noi che viviamo in Africa
subsahariana, la pericardite tubercolare e’ l’ipotesi numero uno, mentre i
testi italiani (G. Gatti, Dal Sintomo alla diagnosi alla terapia. Dompe’. B.
Tartaglino, Farmaci e Procedure in Medicina d’Urgenza. C.G. Edizioni Medico
Scientifiche) la considerano rara.
Fr Dr Beppe Gaido
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