sabato 9 giugno 2012

La connessione satellitare ed i telefonini a Chaaria


Credo nostro dovere informare i volontari che, per motivi indipendenti dalla nostra volonta’ ed al di fuori del nostro controllo, la connessione satellitare sta diventando erratica e lentissimna.
E’ frequentissimo che non ci si possa collegare a internet.
Altre volte e’ possibile collegarsi, ma la connessione e’ cosi’ lenta che per aprire una mail ci vogliono fino a dieci minuti... e sovente non si riesce a rispondere.
Naturalmente non ci sono possibilita’ per Skype.
Invece e’ recentemente migliorata molto la rete Safaricom per i telefonini: non ci sono quindi problemi a mandare messaggi o a telefonare in Italia. Quando i volontari acquistano la SIM CARD del Kenya, consiglio quindi che sia di Safaricom e non di AIRTEL o di altre compagnie, perche’ il campo per queste ultime e’ molto povera a Chaaria.
Una proposta alternativa per internet e’ la seguente: i volontari che pensano di aver bisogno di internet portino con se’ il computer portatile. Noi abbiamo a disposizione un modem Safaricom che possiamo mettere a disposizione dei volontari: con esso e’ possibile collegarsi a velocita’ direi discreta, ed addirittura si puo’ parlare con skype... anche se naturalmente quest’ultima opzione consuma molti megabites.
Potete richiedere al chiavetta al sottoscritto, ricaricarla voi stessi e poi farla passare tra i volontari dello stesso gruppo. Chiedo invece che la chiavetta mi venga restituita alla fine dell’esperienza, e saro’ io stesso a consegnarla al gruppo seguente: questo al fine di evitare che vada persa.
Il modem si installa automaticamente quando lo inserite per la prima volta nel vostro computer. Per le modalita’ di ricarica potete parlare sia con me che con Fr Giancarlo.

Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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