L’ho vissuto ancora una
volta oggi durante un cesareo, operazione che ho gia’ fatto migliaia di volte.
Speravo di metterci venti
minuti e poi di andare a pranzo... ero infatti entrato in sala che gia’ non ci
vedevo dalla fame.
Si trattava di una donna
con cicatrice da pregresso cesareo, eseguito nel 2007 in una struttura che
normalmente non chiude il peritoneo, secondo i dettami classici della tecnica
di Stark. Come mi aspettavo, abbiamo in effetti trovato tantissime aderenze,
che hanno reso la procedura molto complicata. Gia’ avevamo deciso di risuturare
l’utero in addome, senza estrofletterlo all’esterno, in quanto le tenaci
adesioni da noi incontrate in fase di espulsione del bambino, ce lo avrebbero
impedito.
Il neonato fortunatamente
era venuto alla luce con un forte grido ed aveva continuato a piangere bene.
Dopo pochi minuti mi sono
pero’ accorto del gran pasticcio: la vescica era abbondantemente aperta e
malamente lacerata. Mi ci e’ voluto un po’ di tempo per capirci qualcosa:
quello che pensavo essere il segmento inferiore dell’utero era in realta’ la
parete anteriore della vescica squarciata, attraverso cui vedevo chiaramente il
palloncino del catetere. Non e’ stato facile trovare la breccia uterina
attraverso cui il neonato era venuto al mondo, in quanto non potevo “tirare
fuori” l’organo, completamente appiccicato alla muscolatura, ed il
sanguinamento era importante.
Con calma pero’ mi sono
raccappezzato: si era trattato di una nascita in cui il bambino era uscito
attraverso una lacerazione che interessava la parete anteriore dell’utero e
quella posteriore della vescica, la quale si era quindi abbondantemente aperta
anche anteriormente.
Il primo lavoro e’ stato
quello di chiudere l’utero con sutura a due strati. Poi ho riparato la parete
posteriore della vescica, e quindi ne ho richiuso la cupola.
Credo di aver fatto un
buon lavoro, anche se la vescica e’ nuovamente in posizione anteriore all’utero
e le aderenze saranno persino peggiori alla prossima gravidanza. Sono piu’ o
meno sicuro che si ripetera’ lo stesso disastro al prossimo cesareo.
Ma per adesso mi
focalizzo sul fatto che il bambino e’ vivo e la mamma e’ stabile, anche se
purtroppo dovro’ tenerla in ospedale un po’ piu’ a lungo a motivo della
prolungata cateterizzazione necessaria dopo rottura vescicale.
Aveva proprio ragione
Rebuffat, grande chirurgo scomparso prematuramente, quando diceva: “io ho avuto tutte le complicanze descritte in letteratura e
qualcuna, modestamente, l'ho inventata io....solo chi non fa nulla non ha
complicanze!"
Fr Beppe
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