sabato 25 agosto 2012

San Lodovico


Oggi in semplicita’ abbiamo pregato per Fr Lodovico nel giorno del suo onomastico.
Per suo espresso volere non ci sono state celebrazioni esterne o liturgie particolari.
Ognuno ha ricordato il confratello nelle sue orazioni personali.
Come molti sanno, Fr Lodovico Novaresio ha ormai 94 anni ed e’ una delle colonne portanti della nostra famiglia religiosa. E’ stato il nostro primo superiore generale;  e’ stato membro del primo gruppo di Fratelli missionari in Africa, ed e’ stato il fondatore ed il primo superiore locale di Chaaria. Ha per anni gestito i dispensari di Tuuru prima, e di Chaaria poi, ed era da tutti considerato “il dottore bianco”.
Ora e’ per noi una presenza contemplativa che, pur essendo costretto al riposo a letto, ci sostiene e ci incoraggia con la preghiera continua. Fr Lodovico  inoltre si interessa di tutte le nostre problematiche sia religiose che legate al servizio, ed ancora sa darci consigli colmi di saggezza. E’ infatti impressionante il grado di lucidita’ che egli conserva alla sua veneranda eta’.
Fr Lodovico vive nella sua “cella monastica”, dove anche consuma i pasti e riceve la Comunione ogni giorno. Al lunedi’ sera pero’ la comunita’ si stringe attorno a lui e prega il Vespro attorno al suo giaciglio.
Fr Lodovico non desidera regali e non vuole visite particolari nella giornata di oggi. Ha anche rifiutato di farsi fotografare. Ha semplicemente chiesto il dono della preghiera fraterna secondo le sue intenzioni.
Sul blog, oggi gli regaliamo questo bel fiore, simbolo della sua lunga vita, ben spesa per il Signore e per i poveri.
Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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