Caro Beppe,
eccomi qui, dopo 23gg di servizio, mi preparo a lasciare Chaaria .
L’anno scorso, alla mia prima
volta ero completamente paralizzata dalle mille emozioni che mi avevano
accompagnato nelle due settimane di servizio tanto che, io che sono una
chiacchierona, mi trovavo totalmente incapace di spiccicare una sola parola
durante la cena di commiato con i fratelli.
Già durante le mie prime due
settimane dello scorso anno avevo compreso come potesse essere facile creare
dei problemi alla comunità di Chaaria pur se animati dalle migliori intenzioni.
A tale proposito volevo
infatti condividere con chi si appresta a recarsi a Chaaria una piccolissima,
ma, significativa esperienza che ho poi utilizzato come “stella polare” per
essere guidata e comprendere meglio le
“cose da non fare” da volontaria .
L’anno scorso, ci fu bisogno
di fare effettuare un esame TC dell’addome ad una bimba di tre anni. In quella
circostanza, io e il mio collega chirurgo, scoprimmo che la TC costava
l’equivalente di circa 90 euro ovvero molto più che in Italia, in un paese come
il Kenya con stipendi neanche paragonabili ai nostri.
Ovviamente, animati dalle
migliori intenzioni, ci recammo da Fr. Giancarlo offrendoci di pagare il conto
della TC per la bambina.
Fr. Giancarlo, con molta
pazienza, ci spiegò che il pagare in toto l’esame, avrebbe potuto creare dei
problemi di gestione in futuro e quindi ci spiegò che avrebbe comunque fatto
pagare una quota della TC alla famiglia della bambina dicendo che avevano
ottenuto uno sconto e il resto l’avremmo pagato noi. Questo perché, come ci
spiegò Fr. Giancarlo, chi si avvicina all’ospedale di Chaaria è spesso davvero
povero e quindi il diffondere e alimentare la speranza delle persone “che il
conto lo pagano i bianchi”, avrebbe potuto creare dei seri problemi alla
comunità in futuro, nella quotidianità del loro lavoro e in momenti in cui non
ci fossero stati volontari o volontari disponibili a saldare eventuali conti.
E già perchè noi volontari andiamo e veniamo, chi
gestisce Chaaria è sempre lì.
Da questa piccola esperienza,
compresi che basta davvero pochissimo a creare dei problemi specie quando ci si
inserisce in dinamiche che non si conoscono e si cerca di trasportare in toto
la nostra cultura europea ancorchè animati da buoni sentimenti e buone
intenzioni.
Quest’anno è stato un periodo
convulso, legato allo sciopero che imperversa ormai da novembre e che comporta
una pletora di pazienti che non trovando asilo in ospedali governativi e non
potendo pagare un ospedale privato, si recano a Chaaria dove davvero NESSUNO viene rifiutato quale che sia
la sua condizione.
Il personale è veramente
oberato, giorno e notte, sabato e domenica inclusi e spesso non si fa davvero
in tempo a fare tutto come si vorrebbe.
Ed ecco allora che può
emergere il perfezionismo europeo, quella strisciante arroganza che può far
dire “da noi si farebbe così” oppure “questa cosa andrebbe fatta meglio” e
allora anziché concentrarsi su tutto l’impossibile che si fa a Chaaria con i
pochi mezzi disponibili, può capitare di concentrarsi su quello che non si fa
senza pensare che quella medicazione non fatta quotidianamente perché il giorno
hai avuto trenta ricoveri, si potrà fare domani, magari per prima per non
rischiare di saltarla ancora, ma davvero il personale fa l’impossibile per
stare dietro alle continue emergenze e comunque le persone ricoverate a Chaaria
hanno un’assistenza che non avrebbero trovato altrove.
Non si capisce poi perché noi
europei, ci adattiamo benissimo alla realtà africana, “africanizzandoci” per le
cose che sappiamo essere ben diverse dall’Europa come per esempio non lavarsi i
denti con l’acqua corrente, perché non potabile, mentre poi diventa difficile
capire che non possiamo “teletrasportare” tout court quelli che sono i nostri standard che spesso
vorremmo invece imporre nella realtà africana.
La mia personale convinzione
è che bisognerebbe, mutuando ciò che avviene in medicina con la tailored
terapia, ovvero la terapia cucita sul paziente , cucirsi intorno a Chaaria e
non aspettarsi che Chaaria si cucia intorno a noi, rispettare i tempi e modi
dell’organizzazione del lavoro per essere utili e non d’intralcio, proprio
perché noi volontari andiamo e veniamo ed è impensabile adattare un sistema
consolidato alle nostre abitudini ed esigenze dei brevi periodi che
trascorriamo a Chaaria.
E’ indubbiamente una grande
fatica, soprattutto le prime volte, perché spesso prima di capire come funziona
il sistema, è già finito il periodo di servizio, però la continuità nel tempo
con successive esperienze a Chaaria, senz’altro consentirà, in futuro di
inserirsi più velocemente.
Altro aspetto che mi preme
sottolineare è la grande ospitalità che la comunità di Chaaria ci offre con i
Fratelli che ci aprono le porte della loro casa, ospitandoci, e condividendo con noi il loro
tempo, benchè oberati dalla gestione quotidiana della vita comunitaria, e che spesso
devono anche confrontarsi con le persone più diverse, che affrontano magari
anche difficoltà legate alla permanenza a
Chaaria e alla sua realtà così dura
e lo fanno con grazia e attenzione.
Credo che sia davvero da
sottolineare come senza lamentarsi e senza farlo pesare siano attenti alle
esigenze dei volontari e si facciano in quattro per rispondere, instancabili e
infaticabili al benessere di chi presta servizio a Chaaria, e poco dovrebbe
importare, almeno a mio parere, se qualche volta da esseri umani quali
anch’essi sono, a causa di stanchezza e preoccupazione possano non essere al
top e non essere sempre sorridenti.
Per quanto mi riguarda,
spero, anche per il futuro di non dimenticare mai di essere un ospite della
comunità, per quanto gradito, ma pur sempre un ospite che sappia comunque
rispettare lo status e la condizione di ospite rispettoso che entra in punta di
piedi e allo stesso modo esce dalla casa in cui è stato ospitato.
Grazie Fratelli del grande
lavoro che fate e che ci permette di poter attivamente partecipare a questa
meravigliosa realtà che è Chaaria, spero davvero che possiate mantenere la forza
e la determinazione di portare avanti il vostro progetto per il bene di
tantissime persone per le quali siete ormai un vero punto di riferimento.
Laura Canu