Quando una persona cara
chiede di essere operata da te in persona per un intervento di chirurgia
maggiore, il tuo cuore si riempie di pensieri contrastanti e di emozioni a
volte incontenibili.
Da una parte provi una
grandissima gioia perche’ il fatto che la tua amica voglia te come operatore
vuol dire che lei ha una fiducia totale nei tuoi confronti e praticamente ti
mette la sua stessa vita nelle mani. Lo sai che avrebbe potuto andare da tanti
altri medici, anche piu’ famosi, ma invece ha voluto farsi operare da te. Sei
consapevole che ci sono ospedale piu’ belli, in cui avrebbe potuto avere una
sistemazione alberghiera piu’ confortevole: nonostante tutto, ella vuole Chaaria,
non per i cameroni congestionati di pazienti, ma per le tue capacita’
chirurgiche e per la tua umanita’.
Tutto questo non puo’ che
essere fonte di estrema soddisfazione professionale ed umana, e quanto provi e’
il desiderio di abbracciare la tua amica in modo da esprimerle il grazie per la
fiducia che ti accorda.
D’altra parte pero’ provi
pure una grandissima paura: e’ un fatto scontato che, per la famosa legge di
Murphy, le complicazioni generalmente si abbattono piu’ frequentemente su
parenti, amici e conoscenti. Ti senti in cuore una responsabilita’ che a volte
ti schiaccia: “e se qualcosa va storto? E se non saro’ all’altezza della
situazione? E se a meta’ intervento trovo qualche complicazione, e non sono
piu’ capace di finire?
La tentazione di dire:
“grazie; apprezzo la tua fiducia, ma e’ meglio che tu vada da uno con piu’
esperienza di me” e’ certamente fortissima.
Ma nello stesso tempo lo
vuoi fare; non vuoi deludere la fiducia riposta in te; desideri che la
soluzione del problema della tua amica possa essere in qualche modo anche
merito tuo.
Durante l’operazione poi
si e’ superconcentrati ed un tantino tesi. In sala non si sente un sussurro se
non le richieste tecniche del primo operatore alle assistenti. E la tensione
scema solo dopo l’apposizione dell’ultimo punto sulla cute e dopo che la
paziente e’ completamente sveglia.
Questi, e molti altri,
sono i sentimenti che hanno caratterizzato la mia giornata di ieri: e’ stato un
sabato tremendo con ben undici operazioni; ma l’intervento che ha assorbito la
maggior parte delle mie energie psicologiche e’ stata un’isterectomia per una
cara amica, che si e’ fidata di me ed ha voluto che fossi io ad operarla.
La gioia che provo ora,
vedendola a letto tranquilla e senza troppo dolore, ha ampiamente ripagato
tutti i dubbi ed i ripensamente, tutte le paure e le paranoie che mi ero fatto
nella fase di preparazione dell’operazione.
Ringrazio il Signore che
ha guidato le mani mie e quelle del mio splendido staff di sala: l’anestesia
spinale e’ stata ottima e Pasqualina non e’ stata solo un’anestesista provetta,
ma anche una stupenda dama di compagnia per l’operanda che e’ rimasta sempre
sveglia. Makena, Kanyua ed il sottoscritto hanno lavorato perfettamente
sicronizzati, quasi come orologi svizzeri. Le mie assistenti sanno a memoria le
fasi della procedura e conoscono i miei movimenti durante l’isterectomia;
proprio per questo gli strumenti erano sempre pronti ancor prima che io li richiedessi.
Mama Sharon e’ stata una perfetta assistente di sala, e non ci ha mai lasciato
mancare una precisa collaborazione da “infermiera non lavata”.
Ora non ci resta che
augurare alla paziente un post-operatorio sereno e senza complicazioni.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento