Il secondo aspetto è più complesso da definire. In un raro momento di tranquillità, nello studio di Fr. Beppe parlavamo della crescita strutturale e tecnologica dell’ospedale: la nuova sala operatoria, che sostituisce ma non abolisce l’attuale, la nuova costruenda maternity che, spostandosi, libererà spazi nei quali convogliare altre attività; parlavamo del fatto che, talvolta, la presenza di volontari qualificati, che offrono prestazioni particolari e non usuali, non è uno sgravio ma anzi un aggravio di lavoro e di costi. Ma in fondo riflettevo che la grande forza e contemporaneamente la grande debolezza di Chaaria è che grava sostanzialmente sulle pur robuste spalle di Beppe. La risposta di Beppe, se ho ben capito, è che lo sa benissimo, vede i rischi di questa situazione ma, non potendo fare diversamente, andrà avanti così, senza porsi obiettivi a lunghissimo termine; tutto sommato una risposta Cottolenghina: ci penserà la Provvidenza.
A me, più laicamente, basta che, anno dopo anno, le persone vengano curate sempre meglio perché la salute è un diritto ed insieme all’istruzione una delle più alte forme di civiltà.
Vedere le radiografie di persone che hanno rischiato di rimanere storpi dopo fratture spaventose ed ora sono risanate è una gioia continua, come pure come tutte le altre situazioni dove Chaaria ha fatto la differenza e sono tantissime.
Ritorna la favola del bambino e delle stelle di mare, torna il sogno di Beppe, la frase sulle gocce d’acqua che compongono il mare, la speranza di un progresso costante ed armonico.
Bisogna crederci.
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