sabato 1 giugno 2013

Le forti esigenze di questo momento di servizio

Abbiamo a Chaaria in questo periodo un gruppo in se stesso molto complesso anche se per la quasi totalità costituito da veterani.
Abbiamo infatti la presenza del Dr Luciano Cara che ha con sè Toto (chirurgo plastico) ed Erica (specializzanda in chirurgia plastica). Abbiamo poi Enrico, ginecologo che viene a Chaaria dal 2006.
A loro si aggiungono Giulia (specialista in malattie tropicali) e Maria (infermiera professionale).
Non dimentico certamente Francesca, la quale però fa servizio dai Buoni Figli ed al momento non fa parte della complessità di cui accenno nel post.
Giulia e Maria lavorano in modo direi autonomo: Giulia ha una grossa esperienza di Chaaria e mi coordina il lavoro medico in reparto... è come la mia loga manus laddove non posso arrivare. 





Nello stesso tempo, Giulia ha fatto da punto di riferimento per Maria e l’ha gradualmente portata alla sua indipendenza ed al rapporto diretto con i nostri infermieri.
Esigente è invece il lavoro dei chirurghi. La complessità deriva in parte dal fatto di avere figure professionali diverse che operano nello stesso periodo, ed in parte dalla crescente richiesta di prestazioni chirurgiche complesse da parte della gente.
Spesso lavoriamo contemporaneamente su due sale, per permettere sia al team ortopedico che al ginecologo di servire i loro pazienti, senza dilazionare troppo gli interventi. A volte la situazione può essere anche più complessa in quanto possiamo avere un intervento ginecologico nella sala vecchia, uno rtopedico nella sala nuova, ed un chirurgo plastico che fa ambulatorio.
Il nostro staff di sala operatoria è quindi evidentemente tirato al massimo, in quanto essi si devono suddividere tra lavoro nelle due sale (non solo strumetazione ma anche sbarellamento e pulizia tra un’operazione e la seguente), e traduzione in ambulatorio per i chirurghi. Il personale di sala non è molto, e quindi è ovvio che sovente si lavora con un numero esiguo di aiutanti. E’ altrettanto possibile che non sempre riusciamo a dare un traduttore ai chirurghi quando lo chiedono.
L’affluenza di casi da operare è altissima, ed abbiamo fatto sedute operatorie esigentissime da domenica scorsa (quando abbiamo operato fino alle sei di sera) fino ad oggi, in cui abbiamo avuto una lista operatoria decisamente esigente. Siccome è lo stesso staff di sala che si occupa anche delle grandi pulizie delle due sale nel corso dei week end, anche questo aspetto è un attimino sotto pressione in questo periodo, in quanto, se le sale ed il personale sono impegnati per interventi anche il sabato e le domeniche, è evidente che dobbiamo pesare sul personale della notte per le grandi pulizie in sala.
Rimane comunque il fatto che è un grande momento di servizio, in cui stiamo servendo moltissima gente ed in cui stiamo operando casi che sembravano disperati: cito solo la riduzione interna di una frattura mai consolidata di 5 anni prima, e varie fratture consolidate malamente e vecchie di almeno un anno. Stiamo anche aiutando molti bambini ustionati che hanno avuto complicazioni post-ustione: abbiamo rilasciato contratture a ginocchia, mani e dita, fatto innesti cutanei, ricostruito tendini e nervi.
Anche il ginecologo è molto impegnato ed ha avuto alcuni interveti veramente difficili, per i quali ringrazio di non essermi trovato da solo a doerli fare.
In conclusione quindi posso dire che tutti noi della sala siamo estremamente stanchi, ma anche molto contenti per il grande lavoro che stiamo portando avanti per il bene di tanti pazienti.


Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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