mercoledì 19 giugno 2013

Ringraziamo i seminaristi

Joseph (a sinistra nella foto) proviene dalla Tanzania, mentre Kenneth (a destra nella foto) è ugandese. Li riconoscete perchè hanno il camice bianco.
Entrambi sono seminaristi della Congregazione dei Padri Rosminiani, ed oggi concludono un mese di volontariato a Chaaria. 
Sono stati mandati da noi dal loro formatore per sperimentare con mano il servizio diretto al bisognoso.
Joseph ha prestato servizio in ospedale aiutando gli infermieri in tutte le loro mansioni, mentre Kenneth si è dedicato al servizio dei Buoni Figli.
Entrambi si sono distinti per il grande impegno, per la dedizione e l’amore alle persone bisognose del nostro aiuto.
Li ringraziamo anche per il loro carattere gioviale e socievole,oltre che per la loro bella presenza nella vita comunitaria: abbiamo infatti vissuto con loro e ci siamo trovati benissimo. Tutti i Fratelli sono stati ben impressionati dal loro modo di vivere e di servire, ed a me personalmente hanno dato dei begli esempi di fedeltà alla vita di preghiera.





Un mese di servizio diretto al bisognoso, con le mani sporche, la fronte sudata e la schiena a pezzi è senza dubbio un ottimo tirocinio per giovani che si preparano a diventare sacerdoti.
Auguriamo loro ogni bene per il proseguimento degli studi in seminario e per la loro vita sacerdotale in futuro.
Non so se ci rivedremo ancora perchè la vita potrebbe portarli molto lontani da Chaaria, ma noi siamo contenti di aver posto il nostro piccolo tassello nella loro formazione religiosa ed umana.


Fr Beppe Gaido a nome di tutti i confratelli


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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