giovedì 15 agosto 2013

Linet e Nicholus


Un nuovo momento di saluto per noi di Chaaria, e nuovamente qualche lacrimuccia da versare.
Linet e Nicholus sono ormai creciuti, e sono grandi abbastanza da affrontare la seconda parte della loro vita di orfani. Proprio oggi ci hanno lasciati e sono andati a vivere nella loro nuova casa e nella loro nuova famiglia a Nkabune.
Li vedete pasciuti e ben vestiti, pronti a conoscere nuovi amici e tanti altri bambini all’orfanotrofio di Nkabune dove sono stati accolti da Sr Anselmina, da Sonia e da un folto gruppo di volontari italiani.
Per me è sempre un bel sospiro di sollievo quando riesco a mandare a Nkabune dei bambini in buona salute. 
Certamente è un lavoro esigente accettare dei piccoli orfani appena nati, magari anche pretermine, e poi cercare di tirarli su fino ad una età compatibile con la vita di comunità a Nkabune.
Anche con Linet e Nicholus siamo comunque riusciti nel nostro intento e li abbiamo consegnati a Sr Anselmina in ottime condizioni. In settimana la Suora dovrebbe portarci altri due piccolini di due mesi che sostituiranno quelli che ci hanno lasciati.
Ringraziamo il Signore per Linet e Nicholus ed auguriamo loro una vita felice, compatibilmente con la loro condizione.

PS: per noi in Kenya non c’è ferragosto, ed infatti oggi non è un giorno festivo. Cogliamo comunque l’occasione per augurare buon ferragosto a tutti i nostri lettori in Italia.

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....