martedì 15 ottobre 2013

Due nuovi orfani

Il nostro piccolo reparto per orfani è al momento affollatissimo in quanto tra ieri ed oggi ci sono state due nuove ammissioni.
Prudence Ann è una femminuccia proveniente da Tuuru. Ci è stato raccomandata dal parroco cottolenghino, Don Nicholus Mukembu. Prudence è stata abbandonata di fronte alla chiesa di Tuuru e non si conosce molto della sua storia. Dall’aspetto ha circa due mesi di età. 
Il parroco di Tuuru rimane in contatto con noi e cerca di fare indagini sul nucleo familiare, in modo che, se possibile, essa possa ritrovare qualcuno della sua famiglia. 
Prudence è quindi praticamente una bimba abbandonata di cui non sappiamo con esattezza se si tratta di un’orfana oppure no. 
Sarà con noi finchè il parroco troverà un’alternativa.




Boniface invece ci è stato portato da Rita Drago di Matiri, che là gestisce un orfanotrofio ma che normalmente non può accogliere bimbi così piccoli. 
Boniface è un maschietto nato il 30 luglio 2013. Il padre è vivente, ma incapace di prendersi cura di lui, mentre la mamma è morta da poco di scompenso cardiaco. 
Rita ci ha chiesto di svezzare Boniface e di tenerlo per almeno sei mesi, finchè il suo papà sarà in grado di riorganizzarsi e di riprenderlo in famiglia.
Al momento quindi il nostro orfanotrofio è davvero pieno, con sei bimbi tutti piccolissimi. 
Come sempre comunque cerchiamo di fare del nostro meglio, per servirli bene e per non far mancare loro nulla.



Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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