Ho appena finito di pregare le lodi mattutine in cappella.
La luce è mancata per gran parte della notte.
Il cielo è plumbeo dopo gli
acquazzoni notturni, però al momento non piove.
Mi avvio verso la chiesa
parrocchiale per la messa, ma, arrivato al cancello della missione, mi accorgo
di avere nei piedi le solite ciabatte. C’è troppo fango per strada e non voglio
sporcare troppo le calzature che poi userò durante il lavoro. Ritorno quindi
verso il mio studio in ospedale, dove in un angolo tengo gli stivali.
La luce dei pannelli solari è fioca, ma non ho certo bisogno
di tanta illuminazione per mettermi i gambali. Senza pensarci troppo, infilo il
piede destro nello stivale, ma la coda dell’occhio viene attratta da una cosa
lunga e nera che striscia a zig zag a fianco della mia calzatura.
Non ho dubbi.
E’ un mamba nero, piccolo abbastanza da essersi infilato sotto la porta del mio
ambulatorio per cercare un posto asciutto.
Ormai la cosa non mi crea più alcun panico, anche se proprio
ieri ho fatto la toeletta chirurgica ad una mano quasi distrutta dal morso di un
mamba nero. Tolgo il piede dal gambale, e rimetto la ciabatta.
Chiamo forte
Kanana e le chiedo di venire con una scopa. Io non mi muovo perchè non voglio
perdere di vista l’angolo verso cui ho visto strisciare il serpente.
Con l’aiuto di Kanana sposto l’armadio verde che ho vicino
alla porta, e vedo il rettile attorcigliato in quell’angolino dove normalmente
metto l’ombrello e gli stivali.
Brandisco la mia scopa, ma lo manco al primo colpo, e gli do
quindi il tempo di tentare la fuga. Il secondo colpo arriva però a segno senza
problemi: lo prendo sulla testa e per lui è finita. L’infermiera della notte
urla di paura, e Kanana tiene le distanze di sicurezza. Il serpente però è
morto.
Chissà per quanto tempo abbiamo vissuto nella stessa stanza senza
neppure saperlo. Ora però almeno lui non c’è più, anche se nella stagione delle piogge bisogna fare
attenzione pure a tarantole e scorpioni. Mi sa che da domani guarderò con
scrupolosità dentro lo stivale, prima di infilarmelo per andare a messa.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento