Fede lavora qui da noi da molto tempo. E’ impiegata come
aiuto-infermiera ma fa un po’ di tutto. In questa settimana fa il turno di
notte e si occupa anche della sterilizzazone.
L’ho salutata stamattina alle 7.30 quando ha staccato dal
turno per andarsi a riposare. Abita appena dietro alla missione in una casetta
di legno che si è costruita con fatica: Fede è una ragazza madre, abbandonata
da un uomo che non l’ha mai amata, anche se le ha donato una splendida creatura
che ora ha solo una manciata di mesi.
Pochi minuti dopo che Fede aveva lasciato l’ospedale, sono
stato però chiamato con ansia dalla sua anziana mamma, la quale non è stata in
grado di dirmi nulla, al di fuori di un “vieni, vieni” concitato.
L’ho seguita senza capire che cosa volesse; pur essendo un
po’ anziana, ha davvero cercato di correre e di raggiungere la casa della
figlia in pochissimi secondi.
Appena entrato in quella baracchetta di legno in cui
normalmente tocco il soffitto e mi devo chinare per passare attraverso la
porta, ho compreso la ragione di tanta agitazione.
In un angolo del monolocale Fede singhiozzava disperata ma
in silenzio: appena mi ha visto, mi è corsa incontro, mi ha abbracciato e mi ha
indicato con il dito tremante la direzione del suo letto: su di esso ho visto
la sua piccolina che dormiva tranquillamente... ma attorno al suo corpicino sonnecchiava
anche un grosso mamba nero attorcigliato in modo circolare attorno alla
creatura ignara.
“Che fare? Di solito non ho problemi ad uccidere un serpente
colpendolo sulla testa con un bastone, e, se non ci riesco al primo tentativo,
lo finisco al secondo o al terzo...”, pensavo tra me stesso.
Questa opzione era però fuori discussione nel caso della
figlia di Fede, perchè avrei potuto colpire lei insieme al serpente; inoltre,
in caso non avessi ucciso la bestia al primo colpo, questa avrebbe quasi
certamente morsicato la bimba.
Io ero completamente incapace di decidere.
Fede era paralizzata.
Sono stati attimi eterni di terrore.
Poi, inaspettatamente, è arrivata la zia di Fede che, senza
dire una parola, si è avvicinata con circospezione ed in modo felino alla letto
su cui dormiva la piccola, l’ha afferrata con un guizzo sicuro delle sue mani,
se l’è stretta al seno, e poi mi ha
urlato: “colpisci il serpente adesso!”.
Il materasso ha attutito la violenza delle mie bastonate ed
ho dovuto infierire sei o sette volte prima di vedere le testa del rettile
spappolata.
La bambina era salva, ed ora Fede si poteva rilassare: ed
ecco che nuovamente mi ha abbracciato, ma stavolta si è lasciata andare ad un
pianto a dirotto che è durato alcuni minuti.
Siamo rimasti tutti senza parole, pensando a quel che
avrebbe potuto succedere.
Quando Fede fa la notte, la piccola dorme con la zia, la
quale si era alzata presto ed era andata fuori a fare il bucato, confidando che
avrebbe sentito la bimba piangere in caso di qualunque problema. La piccola
però dormiva ed il serpente è arrivato quatto quatto... ecco perchè è stata
Fede a trovarsi davanti la scena inquietante al ritorno dal lavoro.
Ma, come dice il saggio: “tutto è bene quello che finisce
bene”.
Fr Beppe Gaido
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