Douglas proveniva da un’altra struttura dove era stato
ricoverato per vari giorni con una vaga diagnosi di stitichezza, e dove gli
avevano fatto ben poco.
Era stata la madre a richiedere la dimissione per
tentare il viaggio della speranza a Chaaria. Lo abbiamo ricoverato oggi
pomeriggio con un’ importante distensione addominale. Douglas ha sette anni ma non
ne dimostra più di 5 (la foto non è sua ma di un bimbo che un po’ gli
assomiglia).
L’ecografia dell’addome fatta d’urgenza in ambulatorio ha
dimostrato delle immagini suggestive di anse intestinali dilatate ed
aggrovigliate.
Ho chiesto alla mamma se il bimbo andasse di corpo, e lei mi
ha detto che ha avuto una sola mozione ieri dopo molti giorni di stitichezza.
Inoltre da stamattina è comparso il vomito.
Douglas è molto emaciato a causa di una infezione da HIV,
per cui già è seguito e sta assumendo terapia antiretrovirale.
La prima diagnosi che mi è venuta in mente è stata quella di
volvolo intestinale, supportata anche dal fatto che i suoi globuli bianchi
erano molto elevati.
Ne ho parlato con la mamma, la quale si è affidata
totalmente alla mia decisione clinica, lasciandomi piena libertà di decidere
circa l’intervento chirurgico.
Siamo entrati in sala quasi subito, perchè ho imparato a mie
spese che, con gli addomi acuti, più aspetti e più ci sono rischi per la vita
del paziente.
La diagnosi di addome acuto era in effetti giusta, così come
la decisione di agire immediatamente.
La situazione che si è presentata sotto i
nostri occhi era comunque un po’ diversa da quella che avevo immaginato
all’ecografia: non un volvolo, ma una lunga intussuscezione della valvola
ileo-cecale fino a metà del colon trasverso. L’area invaginata era molto
edematosa ed bluastra, ma pareva ancora vitale.
Abbiamo quindi fatto una lenta
e prudente de-vaginazione dei visceri, e siamo riusciti ad evitare perforazioni
intestinali. Le anse erano sofferenti,
ma, dopo aver riposato per qualche minuto sotto delle garze imbevute di acqua
tiepida, sono ridiventate decentemente rosee.
Abbiamo quindi deciso di richiudere l’addome senza fare
resezioni, e di sperare che l’intestino si riprenda bene, senza complicazioni.
Abbiamo lavorato con calma: non abbiamo chirurghi italiani
ad aiutarci in questo periodo, mentre i ginecologi sardi erano impegnati
nell’altra sala con un cesareo... ma lavorare con Makena, Mama Sharon e Mbaabu
è stato rilassante e veloce.
Dopo l’operazione Douglas è in pediatria con la mamma, e le
sue condizioni sono stabili; noi speriamo di avergli salvato la vita, anche se
sappiamo che per lui non sarà per niente facile continuare la sua giovane
esistenza in compagnia del virus HIV, con il peso quotidiano della terapia
antiretrovirale e con la stigmatizzazione che ci circonda e che certo non lo
risparmierà in futuro.
Fr Beppe Gaido
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