Chaaria mi ha cambiato profondamente in questi anni che
inesorabilmente passano e mi incanutiscono i capelli e la barba.
Mi ha cambiato come persona, ma anche come medico.
Direi che Chaaria è stata la mia salvezza: mi ha salvato da
una vita forse più comoda e sicura, ma certamente più piatta ed anonima.
Mi ha
fatto esplodere come medico a trecentosessanta gradi, ma soprattutto mi ha
aiutato a comprendere che forse nella povertà e nella vita umile sta nascosto
il piccolo seme che tutti passiamo la vita a cercare affannosamente: il seme
della felicità.
Stando qui ho compreso che la felicità la trovi nella
condivisione, nella donazione e nella dedizione ai poveri ed ai sofferenti...
mai invece la potrai trovare nella competizione, nella gelosia, e tanto meno
nel far del male agli altri.
La felicità che ho scoperto a Chaaria è diversa
dall’allegria o dalla gogliardia.
E’ una sensazione più profonda e più difficile da
descrivere, uno stato della mente e del cuore, una pace interiore che puoi
provare anche quando non hai voglia di ridere, o quando magari piangi per
qualche sconfitta nella lotta quotidiana tra la vita e la morte.
E’ una senso di grande pacificazione interiore che ti fa
sentire pieno, realizzato umanamente e capace di coricarti alla sera con un
canto di lode e di ringraziamento al Signore, che ti ha sostenuto nelle
battaglie che hanno caratterizzato la tua giornata.
E’ la percezione che provi
al mattino alle sei, quando giri gli occhi e guardi l’alba rossa ed hai voglia
di alzarti e, con l’aiuto del Signore, di fare il nuovo giorno migliore del
precedente. E’ la vaga percezione di essere al posto giusto e di fare le cose
giuste.
Chaaria mi ha insegnato che anche da quel letame che spesso
è la nostra vita, può nascere un sorriso, un qualcosa di buono per noi e per le
persone che serviamo; mi ha fatto comprendere che la Provvidenza esiste davvero
e che normalmente il Signore ti lascia arrivare fin sull’orlo del baratro e
della disperazione, ma poi non ti fa cadere giù nel vuoto e ti tende una mano
di salvezza: quante volte a Chaaria ho detto tra me: “stavolta è la fine! Non
ce la faremo mai a risolvere questo problema!”... ma la fine per ora non è
arrivata, e, quando ormai eravamo scoraggiati e depressi, l’aiuto di Dio è
giunto per ridarci speranza, coraggio ed ottimismo.
A Chaaria tocco la morte tutti i giorni, e spesso la morte
mi devasta e mi sconvolge, ma poi nello stesso giorno sperimento la vita e la
sua vittoria.
La felicità che Chaaria ti trasmette è la certezza che la vita
vince ed urla la sua vittoria dalla sala parto attraverso il pianto di un
neonato che si alza al cielo, o dalla pediatria dove un bimbo in coma riapre
gli occhi e si mette a succhiare al seno materno.
Mentre scrivo ho appena lasciato sul fasciatoio il corpo
esanime di Dominc, un bimbo di quattro mesi che ha deciso di abbandonarsi
all’ultimo sonno, quello eterno, mentre io mi dibattevo disperato nel tentativo
di rianimarlo.
Ci ha lasciati muti e senza parole, incapaci di parlare a quella
mamma che ci guardava, che già sapeva, ma aspettava di udire la terribile
notizia dalla mia bocca che si era invece rinsecchita completamente.
Però, pur con il cuore a pezzi, la mia felicità permane nel
profondo dela mia anima, e nasce dal fatto che con Dominic c’ero, di domenica,
e che lui non è andato in Paradiso abbandonato, ma accudito fino all’ultimo
respiro.
Chaaria mi ha cambiato e mi ha insegnato dove cercarla la
felicità!
Ora la cerco nel dono di me stesso, nel servizio
incondizionato e continuativo, nel tentativo di dare sempre il massimo, fino al
sacrificio della vita.
La felicità di Chaaria non coincide con le risate: spesso
infatti non ne ho tanta voglia e molti mi considerano burbero e scontroso; essa è
più ampia, tanto che non la puoi misurare. Quando la incontri, non ti lascia
più; sai sempre dove trovarla, e non cambia con il vento, con il momento e
neppure con le tue “lune storte”.
Ha una solida base evangelica perchè ti senti
di aver dato tutto e di essere per questo uno dei “servi buoni e fedeli del
Vangelo”.
La felicità di Chaaria è una pace interiore che può andare
di pari passo con tanta sofferenza sia tua che del prossimo che servi; ha però
solide fondamenta, fatte di condivisione della sofferenza altrui e di un
briciolo di fede in Dio, una fede che ti sostiene moltissimo anche se a volte
vacilla.
La felicità di Chaaria può nascere anche dal pianto, da un
brutto periodo di scoraggiamento... E’ quello strano colpo di coda che ti fa
riprendere quota proprio quando hai toccato il fondo, quando hai il sedere per
terra, ed inspiegabilmente ti fa sentire di nuovo vigoroso, con tanta voglia di
ricominciare e di servire ancora.
La felicità di Chaaria è quella sensazione che ti fa sentire
vivo, anche sopo le sconfitte più devastanti... ed in questo periodo di
sconfitte sia cliniche che umane ne ho sperimentate non poche.
Sì, vivo!
A Chaaria in effetti ci si sente vivi; combattuti e provati,
ma felici e vivi!
Fr Beppe
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