Carissimi lettori italiani,
con questo post intendo ritornare sull’argomento, già da me
toccato una volta sul blog e varie volte in conversazioni private via mail. So
che in Italia c’è molta preoccupazione al riguardo.
Proprio per questo ripeto che il Kenya è al momento libero
da Ebola. Non ci sono casi registrati sul territorio nazionale e meccanismi di
screening sono attivi ai passaggi di frontiera. I casi sospetti segnalati
finora sono risultati tutti negativi.
Anche a Chaaria abbiamo avuto un episodio che aveva destato
qualche timore in quanto si trattava di un uomo con emottisi morto subito dopo
l’arrivo in ospedale: i test sono però stati negativi e l’autopsia ha rivelato
trattarsi di polmonite severa, con edema polmonare e secrezioni ematiche dalla
bocca.
Pure per quanto riguarda l’epidemia di Marburg segnalata in
Uganda, il Kenya è al momento libero dal contagio: i casi di Marburg sono
localizzati ad un’area circoscritta tra Kampala ed Entebbe. Il governo Ugandese
(molto preparato nel caso di epidemie da febbre emorragica) ha già messo in
azione tutti i meccanismi di prevenzione e di contenimento dell’epidemia stessa,
compreso l’allestimento di due centri di isolamento a Kampala ed a Entebbe. Noi
sanitari che operiamo in Kenya abbiamo ricevuto dalle autorità sanitarie
segnalazioni di massima allerta riguardo al virus di Marburg: il primo caso
ricoverato in Kenya con sospetta febbre emorragica da Marburg è già stato
dimesso dopo che il test virologico è risultato negativo per due volte.
Per quanto riguarda la situazione in Africa Occidentale
invece l’epidemia è tuttora fuori controllo ed i nuovi contagi sono ancora in
aumento: ci sono al momento più di 3000 morti di Ebola e si stima che almeno un
numero doppio di persone sia già stato contagiato pur non presentando ancora i
sintomi.
L’epidemia pare comunque confinata ai tre Stati finora maggiormente
colpiti: Guinea, Sierra Leone e Liberia.
La Nigeria sembra aver controllato definitivamente i pochi
casi segnalati a Lagos.
La Guinea invece segnala un aumento di nuove infezioni nella
capitale Conackry insieme alla comparsa di casi virologicamente confermati in
aree della Nazione per il passato considerate libere dal virus.
Invece la Liberia (il Paese più gravemente massacrato dall’epidemia,
dove si sono registrati più di 2000 morti) manda qualche messaggio di speranza dovuta
ad una certa riduzione nel numero di nuove infezioni.
In Sierra Leone la situazione rimane gravissima, ma con
segni di speranza grazie al massiccio aiuto medico-logistico che sta arrivando
da USA e Regno Unito.
In Mali è in corso un trial per un vaccino contro l’Ebola su
circa 3000 volontari, anche se purtroppo il tempo necessario per stabilire se
tale vaccino può essere efficace, lo renderà quasi inutile per le Nazioni in
cui la gente sta morendo ora (too little, too late, diciamo tristemente in
Inglese).
Stati Uniti e Gran Bretagna stanno incrementando gli sforzi
per la costruzione di nuovi reparti di isolamento in Africa Occidentale e
stanno mandando truppe, personale logistico , medico e paramedico, anche se
Medecins Sans Frontières (MSF) lamenta che il problema sarà comunque la carenza
di personale qualificato con cui mandare avanti i nuovi ospedali costruiti.
Il problema più grande indicato da MSF sembra proprio questo:
trovare personale qualificato per l’educazione sanitaria, per la formazione
della gente alla prevenzione, per il “contact tracing” (cioè l’andare di casa
in casa a cercare persone che possibilmente sono state in contatto con malati e
quindi potenzialmente sono a rischio di continuare il contagio prima di essere
irrimediabilmente ammalati).
Oltre che del contributo ecomiabile di Medicins Sans
Frontieres, sono al corrente del lavoro di Emergency in Sierra Leone, dove la
nostra amica Dottoressa Elena Giovanella andrà presto a lavorare per un mese: provo
una stima ed un rispetto infiniti per queste organizzazioni e per il coraggio dei loro membri.
Come sarei contento
di partire anche io, se non avessi Chaaria da portare avanti!
Detto questo, rimane vero che io non ho una famiglia e dei
figli, e che forse posso essere più temerario di altri che invece hanno
responsabiltà familiari.
Quanto ho scritto sopra si riferisce allo stato attuale
delle epidemie di cui parliamo, e nessuno può sapere con certezza quale possa
essere l’evoluzione futura delle stesse... sarò comunque attentissimo e terrò i
lettori informati.
Per questo, io ritengo che i volontari che non si sentono
tranquilli e che provano ansia riguardo alla situazione Ebola-Marburg,
potrebbero forse rimandare il viaggio piuttosto che vivere un periodo negativo
ed ansiogeno a Chaaria.
Naturalmente accogliamo volentieri tutti i volontari che
serenamente pensano di venire a darci una mano, riconoscendo che il rischio a
Chaaria non è molto diverso da quello che si corre in Europa (per esempio è di
oggi la notizia di un sospetto caso ricoverato in ospedale a Parigi).
Lascio comunque ai singoli la decisione ultima.
Fr Beppe Gaido
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