Le due foto di archivio che oggi propongo ai lettori si riferiscono all'aprile 1998.
Ero arrivato a Chaaria dalla Tanzania da poco più di un mese; era la stagione delle piogge e spesso mancava la luce come anche stasera...
ma allora il vecchio generatore scassato ci lasciava spesso a piedi e dovevamo usare le lampade a petrolio.
Non avevamo alcun letto in quanto Chaaria era solo un dispensario: la paziente nella foto si chiama Karimi; aveva partorito a casa il giorno del venerdì santo e poi era andata in coma.
L'avevano portata a noi ed io avevo fatto l'esame della malaria che era risultato positivo per un'alta densità di parassiti: si trattava quindi del mio primo caso reale di malaria cerebrale in una puerpera.
Per il passato la malaria era stata per me un grosso argomento di studio a Londra, ma in pratica non avevo mai visto nessuno con una malaria cerebrale vera.
La mia prima reazione era stata quella dell'autodifesa, ed avevo detto a Fr Maurizio che bisognava trasportare mamma e bambino a Nkubu perchè noi non eravamo attrezzati per emergenze del genere.
Ricordo che ero salito in macchina anch'io con Maurizio: lui avrebbe guidato la nostra vecchia Land Rover, mentre io sarei stato dietro con la donna in coma ed il suo bambino.
La strada però era pessima a causa delle piogge, ed appena giunti oltre "Chaaria market" ci siamo impantanati inesorabilmente nel fango: le condizioni di viabilità erano tali che non si sarebbe potuto continuare. Non c'era altra scelta e siamo quindi tornati indietro; abbiamo predisposto il nostro primo letto di Chaaria in una stanza del dispensario che veniva normalmente usata solo al martedì per le vaccinazioni e per le visite pree-natali. Il letto lo avevamo recuperato nei magazzini del centro per i disabili.
Ricordo la paura con cui ho prescritto il mio primo chinino in vena; rammento anche il sollievo nel constatare che il neonato era negativo per la malaria.
La risposta di Karimi al chinino è stata sbalorditiva ed alla terza dose era già vigile e cosciente. ho ancora in mente che abbiamo battezzato il bimbo il giorno di Pasqua e con il consenso della mamma lo abbiamo chiamato Pasqualino.
La botta di adrenalina che il successo avuto con Karimi ci ha dato ci ha poi spronato a non fermarci mai più. I letti sono quindi sempre aumentati fino ai 160 attuali.
Nella foto vedete Juliana che lava il piccolo Pasqualino al lume della lampada: Juliana è ancora qui con noi all'ospedale ed è la responsabile della sterilizzazione.
Di Karimi e di Pasqualino non ho più notizie: adesso quel piccolo della foto dovrebbe avere già 16 anni.
Mi commuove pensare agli inizi, al coraggio che ci abbiamo dovuto avere in quei primi tempi: io ero giovane ed inesperto; la struttura era molto limitata; il personale era ridotto all'osso.
Oggi facciamo interventoni di ogni tipo, e certo mi sento meno teso ora che sto per entrare in sala per un altro cesareo, di quanto non mi sentissi allora nel prescrivere il chinino.
Ma è sempre così: si comincia con un piccolo seme.
Il nostro compito è quello di metterci l'impegno e la dedizione. Se così facciamo, il seme sempre cresce in un grande albero.
Certo Karimi e Pasqualino hanno un posto importante nella genesi del nostro ospedale.
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento