Ann è ricoverata in
travaglio per partorire il suo figlioletto primogenito.
E’ giovane e bellissima;
alta come una somala, ha una carnagione di un marroncino chiaro; i suoi capelli
lunghissimi sono raccolti in fittissime treccine che esaltano le delicate
fattezze del suo viso.
E’ stata molto cooperante
in sala parto sin dalle prime doglie, ma il suo travaglio ha incontrato alcune
difficoltà: la cervice si è dilatata bene fino ai cinque centimetri, ma poi si
è inchiodata lì, senza dare segni di voler lasciare che il bimbo fosse
partorito.
Le contrazioni
continuavano forti e frequenti, ma il travaglio era in una condizione di stallo..da
alcune ore eravamo bloccati e non vedevamo progressi sul partogramma.
Il battito cardiaco
fetale però rimaneva sempre buono e fortunatamente non dava segni di
sofferenza. Inoltre la testolina era molto bassa nel canale del parto, a
testimonianza del fatto che non eravamo di fronte ad un ostacolo osseo alla
discesa.
Alle ore 17, quando ormai
tale situazione durava da un bel po’ di ore, ho deciso di provare con del
buscopan in vena: a volte funziona e rilascia la muscolatora del collo, senza
bloccare le contrazioni uterine. Non volevo farle il cesareo e speravo che
avrebbe partorito normalmente
Mi sono posto come
termine ultimo di attesa le ore 21.
Con sorpresa e delusione,
però, arrivata l’ora prefissata, abbiamo constatato che Ann non aveva ancora
partorito. Era stanchissima e disfatta dal dolore, ed ora ci implorava di farle
il cesareo per porre fine a quel calvario.
Anche io ho pensato che a
quel punto la soluzione chirurgica sarebbe stata la migliore. Infatti, oltre al
buscopan non sapevo cos’altro avrei potuto impiegare per dilatare quel collo
che non ne voleva sapere.
Dopo circa mezz’ora siamo
entrati in “sala piccola”, come solitamente facciamo per le emergenze notturne;
come sempre a quegli orari la spinale tocca a me farla perchè l’anestesista non
c’è.
Nel caso di Ann però mi
sono accorto che le doglie erano così forti che non riusciva neppure a star
seduta per l’anestesia.
Ho quindi deciso di
provare a visitarla e mi sono reso conto che, per motivi inspiegabili, nel breve
tempo intercorso tra la mia decisione per il cesareo e la preparazione pre-operatoria,
la testolina del nascituro era scesa tantissimo e la dilatazione si era fatta
completa.
L’indicazione al cesareo
era quindi svanita nel nulla!
Ann non sarebbe comunque riuscita
a camminare per tornare in sala travaglio ed abbiamo quindi deciso di assisterla
per il parto lì dove eravamo.
Ci è voluta ancora
mezz’ora di tanto dolore e di spinte possenti perchè finalmente venisse alla
luce il maschietto che Ann aveva tanto desiderato.
Quello che mi ha commosso
profondamente, mentre la aiutavo nel parto, è stato il fatto che durante le
lunghe contrazioni, Ann spingeva con forza ed in assoluto silenzio, senza dare
sfogo a nessun eccesso: non ha mai gridato e non si è assolutamente lamentata.
Quando poi c’erano delle pause di sollievo tra una contrazione e la successiva,
Ann si massaggiava la pancia e diceva con tenerezza: “ah, baby, quanto dolore
mi stai costando!”
Ad ascoltarla mi sono
venute le lacrime agli occhi ed ancora una volta ho toccato con mano la
grandezza e la dignità delle mamme che soffrono e vivono solo per il loro
bambino.
Sono andato a letto
contento perchè il parto era andato bene, ma anche commosso e grato per aver
assistito ancora una volta ad un aspetto tenero e fortissimo di quel mistero
che è la maternità.
Fr Beppe Gaido
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