Sono le 22 e sono stanchissimo.
Vorrei andare a letto perchè non ce la faccio proprio più, ma la mia attenzione è attirata da un lamento angosciante che proviene dalla pediatria.
Non posso andare in camera senza passare a vedere come mai quella mamma piange disperata... se lo facessi, i sensi di colpa mi impedirebbero di prendere sonno! Nello stanzone dei bambini trovo già Mercy ed Erah che si prendono cura di un paziente pediatrico di circa 8 anni di età: Mercy ha il fonendo sul torace del paziente e mi guarda con occhio espressivo e triste.
Poi dice alla mamma di prendere il figlio in braccio e di portarlo in ambulatorio: la ragione per cui facciamo questo è in genere di cercare un posto un po' isolato dove poter dare alla mamma la notizia che forse lei già immagina, e cioè che Mercy con il fonendo non ha sentito alcun battito cardiaco.
Quella donna prende in braccio il suo bimbo mentre continua ad urlare disperata, ed a camminare verso il dispensario... all'improvviso però fa una cosa che nessuno di noi si sarebbe immaginato: afferra il figlioletto per le spalle e tenta di farlo stare in piedi.
Lo implora disperata di reggersi sulle gambe, ma queste sono flaccide ed inerti, mentre la testa è riversa all'indietro.
Sono così stanco ed ora anche sconvolto che mi manca la capacità di abbozzare una reazione ad una scena tanto grottesca e inquietante: è stata Erah a prendere l'iniziativa e ad afferrare il paziente, prendendolo lei in braccio ed avviandosi verso l'ambulatorio.
Dare la notizia alla mamma è stato tremendo: lei si disperava ed urlava; gesticolava e sbatteva la testa sul muro, senza prestare la minima attenzione ai nostri tentativi di consolarla.
Il bambino è stato ucciso da una diarrea irrefrenabile che non siamo riusciti a dominare nè con la terapia antibiotica, nè con i fluidi di reidratazione e neppure con lo zinco solfato: la diarrea, questa tremenda malattia che in Africa uccide quasi come la malaria!
Anche oggi purtroppo la giornata si conclude con un decesso, per di più di un bambino: è vero che tanti sono guariti e sono andati a casa; è vero che la lista operatoria era lunghissima e tutti gli interventi sono andati bene... ma queste morti sono come un macigno sul nostro cuore, un peso che tende a farci dimenticare tutti i successi ottenuti durante una giornata piena e faticosissima.
Fr Beppe Gaido
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