A volte qualcuno mi chiede di scrivere delle cose più positive sul nostro
servizio, e lamente che quasi in noi ci sia un interesse morboso per ciò che è
patologico o estremamente negativo.
In realtà, io penso che il nostro raccontare storie talvolta tristi non sia
una insistenza eccessiva su ciò che non va, nè tantomeno una forzatura della
realtà.
Piuttosto è l’angolo visuale da cui io, medico missionario a Chaaria da
tanti anni, scruto la vita e ci medito
su.
E’ chiaro che un ospedale è un ottimo osservatorio, ma in sè porta ad un
modo di vedere un po’ particolare.
Chi è sano infatti, non viene da noi, e siccome a Chaaria si lavora più di
12 ore al giorno, sarà difficile per noi avere rapporti particolari con gente
spensierata e senza problemi di salute. Noi spendiamo davvero tutta la nostra
giornata con ammalati e feriti.
All’inizio anche io ho fatto lo sbaglio di pensare che nei dintorni di
Chaaria fossero tutti troppo malati... oggi mi rendo conto che mi sbagliavo.
Tantissima gente sta bene. Solo che io ho un incontro quotidiano sempre e
solo con chi la salute l’ha perduta.
Gli altri non li conosco neppure, perchè non hanno bisogno dei nostri
servizi.
Lo stesso discorso si può applicare al fattore economico: è evidente che
anche qui c’è gente che può permettersi un intervento cardiochirurgico o una
dialisi per insufficienza renale...ma e’ altrettanto chiaro che chi è così
stabile economicamente, cercherà spesso un ospedale migliore di Chaaria dove a
volte dobbiamo ancora mettere due pazienti per letto.
Ecco quindi che saranno le persone con difficoltà finanziarie ad afferire a
noi... ed ecco spiegato il fatto che quasi sempre vi racconto di persone che
non hanno soldi per curarsi, che non possono andare al Kenyatta per la
chemioterapia e per la radioterapia, o che non potranno permettersi la dialisi.
Certamente, se noi avessimo come vocazione quella di occuparci dei giovani,
o di creare offerte di lavoro, incontreremmo gente in salute, con tanta voglia
di costruirsi un futuro migliore. Invece, come anche oggi e’ successo, ci
vengono portati dei disperati che si sono azzuffati e si sono scambiati
coltellate; ci cercano coloro che hanno un tumore e non sanno dove sbattere la
testa; si rivolgono a noi quelli che hanno bisogno di un intervento che non
possono permettersi in un altro ospedale perche piu’ costoso del nostro.
Credo che si tratti semplicemente di un particolare punto di osservazione
che necessariamente si focalizza su una fascia di popolazione particolarmente
disagiata o sfortunata, perchè è a questa fascia che noi ci rivolgiamo
primariamente.
Fr Beppe
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