lunedì 26 gennaio 2015

Il nuovo sistema di trazione e le nuove frontiere dell'ortopedia

Il ragazzo che vedete nella foto ha 9 anni, e 3 anni fa era caduto da un albero di mango, riportando una frattura del collo del femore destro.
Non era mai stato operato per motivi economici, in quanto la cifra richiesta alla famiglia per l'intervento era stratosferica ed impossibile per loro.
Sono passati tre anni, ma nel frattempo Chaaria è cresciuta grazie al Dr Cara ed al gruppo di Cagliari. 
Prima è arrivato il fluoroscopio che ci permette di operate con controllo radiografico in diretta. Poi sono giunti tantissimi strumenti e materiali di consumo ortopedici.
Quest'anno poi è stato montato il nuovo sistema di trazione che ci permette di ottenere riduzioni di fratture anche molto inveterate e terribilmente scomposte. Inoltre ci dà la possibilità di apporre chiodi endomidollari invece di ricorrere alle placche.
Nel caso del bambino operato oggi, abbiamo ottenuto prima la riduzione della frattura (che era risalita e con consolidazione in posizione anomala), e quindi un angolo adeguato tra diafisi e collo del femore; a questo punto abbiamo apposto due viti cannulate sotto guida radioscopica per fissare la frattura.



Abbiamo fatto un taglietto piccolissimo e non abbiamo avuto la necessità di alcun gesso, anche se ora il bambino dovrà osservare riposo a letto e deambulazione con stampelle e senza carico per tre mesi.
Poi però sarà a posto, e, dopo tre anni di vita da fratturato, potrà diventare nuovamente un bambino normale che scorrazza e gioca a pallone con gli altri della sua età.
Che dire?
Siamo felicissimi del grande cammino che Chaaria sta facendo anche nel settore ortopedico.
Siamo impressionati dalla nostra crescita continua e dalle nuove frontiere che sempre riusciamo ad attraversare.
Siamo estremamente riconoscenti ai nostri donatori che ancora credono in noi e nel nostro servizio, e per noi investono cifre davvero significative di denaro.
Noi cerchiamo di essere degni di tale fiducia con un servizio incondizionato e generoso verso tutti, e particolarmente verso i più bisognosi.
Personalmente sento una riconoscenza immensa verso il Dr Luciano Cara che sta dando anima e corpo per Chaaria e che, anche in questi giorni, lavora con ritmi disumani (con 12-14 interventi al giorno) pur di riuscire a dare una risposta adeguata ai bisogni di quanta più gente fosse possibile.
Gli dico grazie per quello che fa quando è qui ad operare con noi; poi per quello che fa ogni giorno a Cagliari per raccogliere fondi e mandarci tutto quel materiale che permette ai nostri prezzi di essere alla portata persino dei più poveri.
Lo ringrazio poi sinceramente perchè lui crede in me anche come chirurgo e mi insegna un sacco di cose che poi desidera che io faccia da solo, in modo che le sue competenze abbiano una ricaduta per 12 mesi all'anno.
In quest'ottica desidero informare che, grazie alla pazienza del Dr Cara, io penso di aver terminato il mio periodo di formazione per l'esecuzione dell'intervento di correzione del piede equino, che da oggi diventerà di routine a Chaaria anche in assenza di Luciano.
Da una parte ciò ci rende capaci di rispondere ad un numero più elevato di pazienti durante il corso dell'anno, e dall'altro contribuisce a ridurre la pressione davvero disumana di richieste che si viene a creare tutte le volte che il Dr Cara ritorna a Chaaria. 
Da ultimo, tale intervento potrà far crescere ulteriormente la collaborazione tra il Cottolengo di Chaaria e quello di Tuuru nel settore della riabilitazione dei bambini disabili.
Grazie a tutti. 
Grazie in particolare a Luciano che sempre ci spinge verso nuovi traguardi e nuove frontiere, per il servizio dei malati bisognosi.


Fr Beppe



1 commento:

Unknown ha detto...

Il dottor Luciano Cara è una persona davvero squisita. Entusiasta della sua missione di sanatore e capace di contagiare il suo entusiasmo ai collaboratori. Ringraziamo Dio per averlo messo sul cammino dei poveri di Chaaria!


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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