Sono le due di mattina e
suona il cicalino di nuovo... e sono due notti di fila!
E’ durissima per me
svegliarmi perchè sono estremamente affaticato.
Al telefono Eunice parla
in modo concitato ed io sono così assonnato che faccio fatica a seguire quello
che dice. Mi pare di aver capito che ci sia una partoriente trasportata con
ambulanza da una maternità del Tharaka.
Parlano di emorragia ante-partum e di
battito cardiaco fetale molto debole.
Mi alzo e cerco di
dirigermi in fretta verso l’ospedale con l’idea che si sarebbe dovuto
organizzare un cesareo d’urgenza.
Arrivato in sala parto mi
rendo però conto del dramma: la donna è senza vita; attorno alla bocca si vedono
i rimasugli di recenti episodi di vomito.
Prima che io possa
chiedere alcunchè, Eunice mi dice che le pare di aver sentito un esile battito
fetale ancora presente e mi spinge a fare in fretta l’ecografia di conferma
nell’estrema speranza di estrarre da quel corpo ormai defunto un bambino ancora
vivo.
L’eco d’urgenza però ci
gela tutti: anche il bimbo è morto, ma in addome vedo una quantità enorme di
sangue.
E’ chiaramente una
rottura d’utero, probabilmente avvenuta nella maternità rurale a cui la donna si
era rivolta. Il trasferimento è avvenuto troppo tardi e quindi l’emorragia
interna e la strada terribile l’hanno ammazzata.
L’infermiere che l’ha
accompagnata è costernato e confuso: “Non abbiamo notato problemi durante il
trasporto; ha solo vomitato una volta per strada! Poi però ci siamo accorti che
era morta già prima di scaricarla dall’automezzo. Cosa può essere successo,
dottore? Nel nostro dispensario il battito cardiaco c’era e la pressione era
buona”
Io cerco di essere tenero
ed empatico perchè vedo il giovane infermiere veramente in crisi: “con il senno
di poi è sempre facile parlare, ma io credo che questa donna abbia avuto una
rottura d’utero già da voi. Nei momenti iniziali le condizioni cliniche sue e
del feto erano discrete perchè l’emorragia non aveva ancora avuto tempo di
causare i i suoi danni devastanti.
Poi ci sono state quelle due ore e mezza di
viaggio sulla strada accidentata che ci separa. La donna deve aver continuato a
sanguinare in cavità addominale... una tremenda emorragia interna, molto più
grave di quello che potevate osservare all’esterno. Il vomito è spesso un
indice di grave ipotensione: probabilmente si è collassata dal momento in cui
ha rimesso.
Credo che sia morta dissanguata, ed ovviamente la sua morte ha
tolto al nascituro l’ossigeno che la placenta avrebbe dovuto portargli.
E’ una
tragedia che si è portata via due persone!
Ed ora bisogna avere il
coraggio di parlare con il marito”
Fr Beppe
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