Le giornate scorrono durissime.
Inizio al mattino presto in ospedale, e non c'è quasi tempo di respirare: è una corsa continua ed un saltare come un grillo tra ambulatorio, reparto, ecografie, gastroscopie, operazioni in sala.
La pausa pranzo è brevissima, quasi come un piccolo break: non si può pensare ad un momento di siesta perchè i pazienti sono davvero troppi e tutti vogliono essere serviti al più presto.
Ogni giorno cerco di dare il massimo, ma a sera mi ritrovo continuamente indietro sulla tabella di marcia: ci sono tantissime operazioni arretrate, ed a molti è stato dato appuntamento per l'intervento in questa mia prima settimana in Kenya.
Faccio liste operatorie coraggiose ed esigenti...ma poi arrivano costantemente i cesarei e le emergenze e mai sono riuscito a finire la lista operatoria entro la serata.
Questa settimana è stata una costante anche avere uno o due cesarei dopo cena, quando ormai ero stremato.
Quando finisco un intervento difficile ed esigente anche dal punto di vista emotivo, esco dalla sala sudato e mi devo immediatamente buttare nel lavoro dell'ambulatorio; non ho un minuto per riprendere fiato...
e meno male che c'è Makena, che mi fa arrivare in sala quando l'addome dell'operando è già aperto, e poi sutura la cute per me!
Quando poi esco di sala verso le 18 e di nuovo vedo che la mia cartellina contiene richieste per eco, gastro, ECG od anche semplice consulto, quasi mi viene da piangere, perchè sono così stanco che quasi non riesco a parlare in kiswahili; ascoltare la lunga lista dei dolori della gente mi diventa davvero duro a quelle ore.
Se poi, come oggi, finisco alle 20 in sala, e l'infermiera della notte mi dice che ci sono due cesarei da fare, mi scoraggio un po': mi consola il fatto che Giancarlo non è in una situazione migliore della mia. L'altra notte non ha dormito a causa di un disturbo intestinale; oggi, come il sottoscritto, ha lavorato continuamente fino alle 20, a motivo di una scadenza inderogabile con il pagamento delle tasse... e poi è stato l'unico ad aiutarmi per i cesarei.
Io e lui siamo proprio nella stessa barca!
Ma Chaaria è bella proprio per questo: lo tocchi con mano che sei utile a molta gente. Ti commuove il fatto che a centinaia cercano i tuoi servizi ogni giorno; e tu sei contento di essere sempre a loro disposizione, perchè questa è la ragione per cui sei venuto in Africa.
Ogni sera, quando tocco il cuscino e mi sento stremato, penso che il Signore è contento di noi, proprio perchè ci dona così tanti pazienti.
Se non fossimo nella volontà di Dio, la prima cosa che noteremmo, sarebbe un ospedale vuoto ed inutile...e questa non è davvero la situazione che ho trovato tornando dall'Italia.
Non avere tempo per sè porta con sè anche altri aspetti positivi: a Chaaria non si ha più tempo per le cose inutili. Non si ha la forza per il pettegolezzo e per il parlar male degli altri, perchè tutte le energie sono spese nel servizio.
Ecco come ho trovato Chaaria: la solita bolgia infernale di pazienti e di bisogni; insieme però il posto bellissimo in cui ci si può donare completamente, fino al sacrificio della vita.
Chaaria è dura ed estremamente esigente, se ci si vuole buttare e ci si mette in gioco per gli altri; essa è però anche stupenda ed assolutamente gratificante.
Fr Beppe
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