Poi, pian piano, la corruzione è diventata una gramigna che ha soffocato economicamente la buona pianta dell’ospedale. Ma c’è comunque un altro fattore determinante, che è quello della continuità: ho visto ospedali fare cose grandiose solo nei periodi in cui i volontari erano presenti (operazioni gratuite, prestazioni avanzatissime). Ciò ha creato una situazione di servizi a singhiozzo, non continuativi... e proprio per questo, poco affidabili. Se ho il femore rotto oggi, poco mi importa se dopo quattro mesi ci sarà un ortopedico in quella struttura; lo stesso dicasi nel caso di un tumore, nel caso in cui al cliente venga detto che deve attendere mesi per il prossimo chirurgo generale.
domenica 16 agosto 2015
Il segreto della missione
Poi, pian piano, la corruzione è diventata una gramigna che ha soffocato economicamente la buona pianta dell’ospedale. Ma c’è comunque un altro fattore determinante, che è quello della continuità: ho visto ospedali fare cose grandiose solo nei periodi in cui i volontari erano presenti (operazioni gratuite, prestazioni avanzatissime). Ciò ha creato una situazione di servizi a singhiozzo, non continuativi... e proprio per questo, poco affidabili. Se ho il femore rotto oggi, poco mi importa se dopo quattro mesi ci sarà un ortopedico in quella struttura; lo stesso dicasi nel caso di un tumore, nel caso in cui al cliente venga detto che deve attendere mesi per il prossimo chirurgo generale.
Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.
Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.
Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.
Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.
Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.
E poi, andare dove?
Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.
Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.
Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.
Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.
Questo è quello che facciamo, ogni giorno.
Fratel Beppe Gaido
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