Il tumore dell’esofago è
paurosamente frequente nella nostra esperienza clinica. Anche oggi ne abbiamo
avuto la prova,avendone diagnosticati due su un totale di quattro gastroscopie
eseguite.
Quasi sempre i pazienti
vengono tardissimo, quando la stenosi è completa e quindi anche l’inserzione di
un tubo di Celestine risulterebbe impossibile.
Moltissimi dei nostri
pazienti non hanno soldi per la chirurgia esofagea, che si fa solo al Kenyatta
National Hospital di Nairobi. Pochissimi hanno mezzi finanziari sufficienti per
sottoporsi a radio e chemioterapia.
Inoltre, la mia
esperienza con i pochi clienti operati al Kenyatta, o sottoposti a
radio-chemioterapia a Nairobi, è che non ci sia stato un miglioramento
prognostico importante nel prolungamento della sopravvivenza, e che neppure la
qualità di vita sia migliorata.
Ho visto malati
sottoposti a radioterapia e finire con una stenosi esofagea totale in tempi non
dissimili dai molti che non hanno avuto terapie oncologiche specifiche.
Ho seguito il papà di una
religiosa a cui, con grande sforzo economico da parte della famiglia, era stato
possibile inserire uno “stent” esofageo per via endoscopica: ebbene, il tumore
è riuscito a estendersi cranialmente e caudalmente allo “stent” e quel povero
genitore ha comunque avuto una stenosi esofagea serrata che gli impediva
completamente di alimentarsi.
Questo è il dramma del
tumore maligno dell’esofago: spesso i pazienti muoiono di fame e di sete, ancor
prima di sviluppare metastasi a distanza.
Da tempo per loro abbiamo
deciso di fare qualcosa, almeno per non farli morire di fame e sete.
E’ la gastrostomia.
E’ un intervento
abbastanza frequente che facciamo normalmente a scopo del tutto palliativo per
pazienti affetti da carcinoma dell’esofago in fase terminale. Non possiamo
farlo per via endoscopica perchè il tumore generalmente ha già completamente
bloccato l’accesso endoscopico allo stomaco. Lo dobbiamo fare per via
laparotomica.
Usiamo normalmente la
tecnica di Stamm, che e’ considerata una gastrostomia temporanea, ma permette
un funzionamento della stomia molto lungo, normalmente superiore alla
sopravvivenza media di questi pazienti,che soccombono al tumore nel giro di 1-2
anni al massimo.
La tecnica sopra citata
ci permette dei tempi operatori ragionevolmente brevi in pazienti molto
defedati ed in condizioni anestesiologiche precarie.
Entriamo in cavita’
peritoneale con una breve incisione mediana sull’epigastrio. A questo punto
identifichiamo lo stomaco e scegliamo un punto della sua parete anteriore che
possa essere avvicinato alla parete addominale senza tensione. Pratichiamo una
piccola incisione dello stomaco e fermiamo il sanguinamento mucoso con un
“sopraggitto” in monofilamento (infatti l’emorragia intragastrica della breccia
e’ una delle complicazioni piu’ temibili dell’operazione). A questo punto
prepariamo una “borsa di tabacco” attorno all’apertura della parete gastrica.
Come tubo gastrostomico
usiamo una sonda di Pezzer numero 26 se disponibile (in alternativa e piu’
frequentemente un catetere Foley a tre vie numero 24): il Pezzer e’ certamente
meglio perche’ piu’ ampio e quindi meno soggetto ad otturarsi.
Facciamo una piccola
incisione nell’ipocondrio di sinistra ed inseriamo il tubo. Lo inseriamo per
alcuni centimetri nello stomaco e quindi chiudiamo con forza la “borsa di
tabacco” per evitare deiscenze di contenuto gastrico in cavita’ peritoneale.
A questo punto apponiamo
dei grossi punti di sutura in vicryl tra la parete dello stomaco attorno alla
stomia e la parete addominale anteriore: questi punti, una volta chiusi con
forza tengono lo stomaco fermamente ancorato alla parete ed anche questo
impedira’ deiscenze di materiale alimentare in peritoneo, anche all’atto del
cambio del tubo (normalmente ogni due o tre settimane).
Completata questa fase,
ed assicutatisi che non ci sia tensione della parete gastrica adesa a quella
addominale anteriore, procediamo alla chiusura per strati (peritoneo parietale,
fascia e quindi cute). Per i primi quindici giorni fissiamo il catatere alla
cute con un punto di sutura, cosa che poi omettiamo in seguito, quando pensiamo
gia fermamente adeso alla parete.
Cominciamo con prudenza
la alimentazione per tubo gastrostomico non appena il paziente e’ sveglio:
trattandosi di persone defedate e digiune da vari giorni, la rialimentazione
avviene per gradi, iniziando con destrosio al 5% per un giorno, passando poi a
latte in terza giornata post-operatoria.
A questo punto facciamo
aggiungere alla dieta dei succhi di frutta, dell’olio, della margarina, delle
uova alla coque, del brodo di carne, ecc.
In pratica cerchiamo di
far fare delle pappette che siano il piu’ possibile ipercaloriche ed allo
stesso tempo liquide o semiliquide. Importantissimo e’ il lavaggio del tubo con
acqua dopo ogni pasto, per evitare che si blocchi.
Nonostante tutto cio’ un
catetere Foley sara’ otturato dopo due settimane, mentre un Pezzer puo’
resistere anche 3-4 settimane.
Il cambio del tubo
gastrostomico e’ semplicissimo, e normalmente diamo istruzioni ai dispensari
vicini all’abitazione del paziente per l’esecuzione di tale procedura.
Importantissima e’ anche la fase di formazione dei familiari alla preparazione
delle zuppe ipercaloriche.
Purtroppo la gastrostomia
non risolve il problema della scialorrea, in quanto questi malati non
riusciranno neppure a deglutire la propria salita. Essi devono quindi
continuamente andare in giro con un sacchetto dopve sputare la propria saliva e
rimangono a rischio di inalazione.
Devo pero’ dire che, pur
essendo un intervento palliativo, in quanto il tumore continua purtroppo la sua
azione distruttiva sull’organismo, e’ comunque una procedura socialmente
importantissima che permette a tanta gente di non morire di fame, di riprendere
qualche chilo e di correggere con una relativa facilita’ lo stato di
disidratazione.
Certo, poi moriranno di
tumore, ma vederli rifiorire quando vengono per il cambio della gastrostomia e’
per noi una bella soddisfazione: attraverso il tubo per esempio possono anche
assumere analgesici, senza dover sempre ricorrere alla via intramuscolare, ed
anche questo contibuisce al miglioramento della qualita’ di vita.
Fr Beppe Gaido
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