Carissimi amici,
inizio questa lettera
sottolineando il grande bisogno che abbiamo del vostro preziosissimo aiuto.
La vostra opera sara’
tanto piu’ importante quanto piu’ sara’ coordinata ed organizzata in precedenza.
Vivendo e lavorando qui,
sapremo indicarvi i campi in cui e’ bene investire le vostre potenzialita’ di
servizio.
Vi faccio un esempio concreto: una mia amica lavora in Chad e mi dice
che per loro l’intervento piu’ frequente e’ quello di calcolosi vescicale, sia
negli adulti che nei bambini.
A Chaaria invece penso di aver visto questo
problema due volte soltanto in età pediatrica. La calcolosi della colecisti, un
tempo assolutamente eccezionale, oggi sta diventando più frequente, così come
l’appendicite in fase peritonitica, le vene varicose, ecc. Invece altre
patologie sono all’ordine del giorno, e certo dobbiamo continuare a migliorare
le nostre potenzialita’ in quei campi specifici: potremmo certamente citare
ipertrofia prostatica benigna e tumore della prostata, patologia tiroidea,
chirurgia osterico-ginecologica.
In grandissima crescita è
la chirurgia addominale, per lo più di emergenza per addomi acuti, o di
carattere oncologico per tumori a vari livelli del sistema gastro-intestinale.
Anche la chirurgia
ortopedica si sta espandendo ed i bisogni stanno crescendo in modo
esponenziale.
Di ernie ne abbiamo di
tutti i tipi; la patologia mammaria e frequentissima; la traumatologia da
machete poi non manca mai.
Vorremmo tanto iniziare
con la chirurgia oculistica, almeno per le cataratte, ma finora i contatti che
ho avuto con oculisti (negli ultimi 4 anni almeno!), sono stati tutti un buco
nell’acqua, con entusiasmo iniziale, progetti e sogni che poi si sono
volatilizzati nel nulla...lo stesso dicasi con le mezze promesse di procurarci
un microscopio operatorio.
Altra cosa
importantissima, dal mio punto di vista, e’ il fatto che voi dovreste lavorare
con noi, perche’ la vostra azione sara’ tanto piu’ efficace se, alla vostra
partenza, noi saremo in grado di continuare con le operazioni che voi ci avete
insegnato: pensate a cosa sarebbe Chaaria se il chirurgo che venne la prima
volta per i cesarei, avesse lavorato da solo senza volerci insegnare l’arte!
Dovrebbe essere un punto
fisso per ogni missione chirurgica a Chaaria: andare via quando noi abbiamo
imparato qualcosa di nuovo, che poi possiamo continuare ad offrire alla gente
per tutto l’anno.
Venire a fare interventi a cuore aperto per 3 settimane, e poi
lasciare che queste operazioni non vengano piu’ eseguite per gli altri undici
mesi, e’ certamente meno significativo rispetto ad un piano di operazioni forse
piu’ semplici, ma rispondenti alle reali necessita’ della nostra gente, e che
noi poi possiamo portare avanti da soli.
Ecco perche’ penso che non
sia opportuno organizzare dei grossi team chirurgici: e’ meglio che venga un
chirurgo solo, in modo che il secondo operatore possa essere sempre il
sottoscritto.
Nella stessa ottica penserei poco appropriato venire con le
proprie strumentiste: abbiamo le nostre giovani infermiere che sono
desiderosissime di imparare e che certo verrebbero tagliate fuori se l’ equipe
italiana fosse compatta e numerosa.
Altra umile richiesta che
faccio è quella di rispettare anche quello che già sappiamo fare: è bello per noi
imparare sempre, ma è anche incoraggiante quando il volontario che viene a
Chaaria per esempio apprezza che per le isterectomie (tanto per citarne una)
siamo abbastanza esperti e ben orientati e che, siccome gli interventi in
genere vanno bene, magari non è il caso di cambiare sempre e comunque la
tecnica chirurgica. Sentirci dire sempre che quanto facciamo non va bene,
rischia di essere disorientante ed anche un po’ scoraggiante.
Una parola a parte la
spenderei riguardo alla anestesia: e’ certamente una buona cosa se un
anestesista coraggioso e disponibile si associa al chirurgo. Abbiamo comunque
due anestesisti qui a Chaaria: Jesse e Mbabu. Essi sono bravi e sanno lavorare
bene. Soprattutto Mbabu che è più giovane, fa delle anestesie veramente buone
ed in sicurezza. Anche Jesse comunque se la cava molto bene. L’anestesista
volontario deve assolutamente saper lavorare con i nostri, pena un’inevitabile
indoddisfazione del nostro staff che si sente rifiutato dai nuovi arrivati.
Chiedo perciò agli anestesisti volontari una cordiale collaborazione ed uno
scambio rispettoso con i nostri anestesisti locali.
Per il follow up dei
pazienti operati, normalmente non abbiamo problemi in quanto i nostri
infermieri seguono dei protocolli standard da me preparati. A motivo delle
precarie condizioni igieniche in cui ci troviamo (non in sala, ma certamente in
reparto), a tutti facciamo antibioticoprofilassi pre e post operatoria.
E’ una gran bella cosa se
i chirughi italiani si rendono anche disponibili a visitare in ambulatorio i
possibili operandi. Questo fa sì che siano essi a stabilire se un intervento
deve essere fatto o meno e le difficoltà del medesimo. Naturalmente è bene che
io sia informato di tutti i nuovi ricoveri, per poi preparare la lista
operatoria dell’indomani.
Non insisterò mai
abbastanza sul fatto che sia in sala che in ambulatorio la conoscenza della
lingua inglese è centrale e permetterà una buona collaborazione con il
personale locale.
Credo che queste
informazioni possano tornare utili a chi pensa di venire ad aiutarci. Da parte
nostra vi assicuriamo un ambiente caldo e accogliente, in cui tutti vorranno
aiutarvi ed imparare da voi. Altra cosa che vi promettiamo, senza paura di
essere smentiti, e’ che a Chaaria non vi annoierete; anzi, anticipatamente vi
chiediamo la disponibilta’ ad essere chiamati anche di notte per le tante
possibili emergenze.
Fr Beppe
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