Ci sono giorni senza
respiro, in cui ti alzi all'ultimo momento perchè sei più stanco di quando sei
andato a letto, ed arrivi in cappella un minuto prima che inizi la preghiera.
Poi, dopo una colazione
velocissima, inizia la corsa continua del servizio in ospedale. Ti pare di
essere un grillo che salta di qua e di là, ma, nonostante questo non riesci a
far tutto.
Ti dividi tra la sala
operatoria, il reparto e gli ambulatori, e sei trafelato. Esci dalla sala
sudato fradicio e vorresti riposarti, ma sulla porta già trovi qualcuno che ti
chiama in sala parto per un’emergenza.
Poi c'è la coda dei
pazienti ambulatoriali, qualcuno molto grave e qualcun altro completamente
psicosomatico: ma bisogna prendersi cura di tutti!.
E' un classico che tu abbia
appena iniziato l'ennesima ecografia e senta bussare sulla tua porta:
"siamo pronti in sala con il prossimo paziente".
Ti senti scoppiare e
vorresti rispondere: "ed io invece pronto non lo sono affatto, perchè
questo cliente l'ho appena iniziato e vorrei magari anche prendere un attimo di
fiato prima di un'altra operazione", ma non si può e bisogna andare, dopo
aver concluso con quel cliente in fretta e furia...
In tardo pomeriggio finalmente
finisci i pazienti esterni ed entri per l'ultimo intervento che son quasi le
18. "Almeno hai finito l'ambulatorio" pensi soddisfatto, e ti prepari
a spremere l'ultima dose disponibile di adrenalina dalle tue ghiandole
surrenali. Quando però esci di sala, ecco la sorpresa devastante: nella tua
cartella trovi i documenti di alcuni ritardatari ancora in attesa si essere
visitati.
Ti senti disperato ma non ci sono alternative: li devi vedere perchè
comunque, ritardatari o meno, essi hanno bisogno del tuo aiuto! Una giovane
donna ha anche urgente bisogno di un raschiamento uterino. Sanguina tantissimo
e non puoi neanche pensare di posticipare a domani.
In giorni come questo, in
cui non sei riuscito neppure a partecipare alla preghiera serale in comunità, a
tavola ci arrivi stanco e sudato; ti senti uno zombi e non riesci quasi a
parlare con i confratelli, cosa che fa venire qualche senso di colpa circa la
qualità del tuo stare con gli altri.
Ma la cosa peggiore è
ricevere una telefonata alle 22.30, quando hai a fatica terminato il giro
serale in reparto, e sentire dall'altra parte della cornetta una voce
conosciuta che dice: "Partiamo ora da Gatunga per un cesareo urgente".
E' una mazzata dura
perchè lo sai che, nella stagione delle piogge, da Gatunga a Chaaria ci
vogliono quasi tre ore. Arriveranno dopo l'una ed il cesareo finirà verso le
tre di mattina.
Chaaria è proprio dura,
ma è anche molto bella ed entusiasmante, ed è proprio quest'ultimo aspetto che
mi affascina e mi incatena a questa realtà in cui sento di poter dare il meglio
di me, pur nell’innegabile fatica.
Fr Beppe
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