Da un certo periodo
avevamo un letto disponibile al centro, dopo la morte dell'ultimo "Buon
Figlio".
Avevamo atteso un po'
prima di ricoverare nuovamente perchè il centro ci sembrava già troppo congesto
e sovraffollato: attrezzato per 40 posti letto, ne aveva a quel momento 52.
Il letto di Henry (morto
alcuni mesi fa) però non lo avevamo mai tolto, perchè questa idea di ridurre il
numero degli assistiti, anche con lo scopo di servirli meglio, in qualche modo
strideva all'interno della nostra coscienza, soprattutto considerando il fatto
che i bisogni sono immensi e le richieste tantissime.
E' stata dura decidere
chi prendere, perchè, quasi che il tam tam avesse fatto circolare per le
colline la notizia della dipartita di Henry, in molti si erano presentati a
sollecitare la loro domanda di ammissione. Tutti ci sembravano casi disperati!
Il problema è che
comunque di letto disponibile ne avevamo uno solo, e per di più in una
struttura che funzionava ben al di sopra degli standard pensati all'inizio.
Però, quel letto vuoto
non potevamo lasciarlo. ...ci faceva star male!
Il santo Cottolengo,
nostro padre Fondatore, in questo era chiarissimo: "i letti bis li
capisco; quello che non accetto è un letto vuoto".
Oggi ci sentiamo
finalmente un po' meno in colpa, perchè, superando sensi di colpa e
ripensamenti per quelli a cui abbiamo dovuto dire di aspettare ancora, abbiamo
accolto nella nostra famiglia di Chaaria un altro John Mutuma, oltre al John
che molti volontari conoscono e
ricordano in quanto capace di parlare in italiano.
Si tratta di una omonimia
del tutto casuale.
Il nuovo "Buon
Figlio" proviene da un villaggio che si chiama Limauru, dalle parti di
Kianjai, sulla strada verso Tuuru.
Ha circa 30 anni ed è
disabile dalla nascita.
La sua situazione
familiare era molto povera: del padre non ci sono notizie; lui viveva accudito
dalla mamma, che si prendeva cura di lui in tutto: infatti John è incapace di
vestirsi o di mangiare da solo; non è indipendente per i normali bisogni
fisiologici; è molto spastico e non sa parlare, anche se pare comprendere i
messaggi semplici che gli vengono rivolti (come ad esempio: mangia! Devi andare
in bagno? ecc).
Da oggi è con noi e lo
accogliamo nella nostra famiglia: starà con noi fino alla fine della vita, come
accade per tutti i nostri "Buoni Figli".
Con questo ricovero
speriamo di dare anche un sollievo alla mamma, che, sapendolo al sicuro, potrà
dedicarsi ad altri lavori e migliorare la situazione economica terribile in cui
la disabilità del figlio l'aveva condannata.
E così di letti liberi
non ne abbiamo più.
Purtroppo a moltissimi
continueremo a dire che siamo pieni e che, per la loro domanda di ammissione al
centro, dovranno attendere che qualcun altro dei nostri "figli" vada
in paradiso.
Certo che, se anche
avessimo i mezzi per raddoppiare il nostro centro, i letti si riempirebbero
comunque subito, ed ancora dovremmo ripatere: spiacenti, siamo al completo. I
bisogni sono infatti quasi infiniti e le strutture per disabili pochissime.
Ma noi, come sempre,
facciamo solo quello che possiamo.
Fr Beppe
1 commento:
Altre notizie riguardo a John ci stanno arrivando: pare che nessuno della comunità locale sapesse dell'esistenza di questo ragazzo e che la mamma sia riuscita a tenerlo nascosto e segregato in una baracca per 30 anni. I vicini, la chiesa locale ed anche le autorità non erano al corrente della sua esistenza. La sua presenza è stata recentemente scoperta dalla polizia che ha fatto una ispezione di quella baracca in corso di una perquisizione per cercare alcoolici illegali. La madre lo aveva tenuto lì per tutti questi anni, forse per quei motivi si stigmatizzazione del disabile che erano comuni anche da noi alcuni decenni fa. Fr Beppe
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