giovedì 24 dicembre 2015

24 Dicembre: una Vigilia di Natale in servizio

La Messa di Mezzanotte è già iniziata ma io sono ancora alle prese con l'ennesima emergenza.
E' un cesareo per distress fetale.
Lo faccio con Giancarlo, perchè i volontari sono già a Messa.
Tra le mani ci ritroviamo un Gesù Bambino vivace ed in forma. Anche quest'anno abbiamo quindi vissuto il mistero della natività in sala operatoria.
Sono stanco ma anche felice.
Oggi è stata una giornata di emergenze, ed è stato importante esserci, perchè praticamente tutti gli altri medici della Contea di Meru hanno già "chiuso per festività".
Abbiamo soccorso una donna con un femore maciullato dopo caduta dal mototaxi: intervento molto difficoltoso per le condizioni pessime di quell'osso.
Ci siamo poi dedicati ad un povero bambino di 13 anni a cui il padre ha quasi amputato la mano destra, sotto i fumi dell'alcool. Gli abbiamo dovuto mettere dei fili di sintesi per ricostruirgli le falangi. Poi abbiamo riparato i suoi tendini flessori. Pensiamo di avergli fatto un bel lavoro ed abbiamo fiducia che quella mano la userà di nuovo.
E' poi arrivata una bambina di sei anni da Matiri in Tharaka: aveva una frattura del collo del femore dopo caduta da albero di Mango.
Siamo riusciti a farle una bella osteosintesi con fili di Kirshner. In serata ho ricevuto un bimbo di sei mesi da Mandera: la sua famiglia è di fede musulmana. Il bimbo pare occluso: provo a trattarlo con terapia medica durante la notte, ma se non migliora, domattina dopo la
Messa, lo operiamo. Salvargli la vità è un imperativo categorico, anche a Natale!



Tutti questi malcapitati hanno trovato soccorso ed aiuto a Chaaria, e questa è la nostra ragion d'essere. Vogliamo essere a disposizione sempre per coloro che soffrono, anche se è Natale ed anche se siamo stremati.
Ancora auguri a tutti.
Ora vado a Messa di mezzanotte...e spero di non crollare dal sonno appena mi siedo sul banco, cullato dal Kimeru che per me è ancora così difficile da comprendere.
Buon Natale a tutti.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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