Nell’ultima settimana è
stata più che altro un possibile piano di lavoro od un pio desiderio, piuttosto
che una reale scaletta delle cose che avremmo fatto in sala.
Di per sè la lista
operatoria è stata sempre molto esigente, con interventi programmati in
entrambe le sale, in quanto la contemporanea presenza di un ginecologo e di un
ortopedico ha portato ad una notevole pressione nel settore chirurgico.
Il problema, soprattutto
negli ultimi sette giorni, sono state le emergenze che ci hanno perseguitato a
ritmo battente.
Abbiamo avuto giorni in
cui i cesarei arrivavano uno dietro l’altro, e quindi la lista degli interventi
programmati dal ginecologo è saltata quasi completamente.
Altri giorni le emergenze
sono state soprattutto di chirurgia generale o di traumatologia: abbiamo avuto
per esempio due appendiciti ormai complicate da peritonite ed una occlusione
intestinale.
La giornata di ieri non è
stata un’eccezione rispetto alla situazione che ho appena descritto.
Le emergenze sono state
solo due, ma sono state così impegnative che hanno fermato lungamente
l’attività programmata nella sala principale.
Il ginecologo dal canto
suo ha potuto comunque fare i suoi cesarei ed un paio di isterectomie nella
vecchia saletta operatoria.
Ieri mattina, la prima
situazione che ci ha impedito di seguire i nostri piani operatori è stata
costituita da un uomo trasportato in ospedale verso le 8: era semicosciente e
perdeva moltissimo sangue a causa di moltissime e profonde ferite da machete
(panga).
Il suo carnefice aveva
davvero infierito pesantemente su di lui: sul capo, sulla faccia, su gli arti
superiori ed inferiori. La situazione più raccapricciante era comunque quella
della gamba destra, dove una prima “pangata” aveva causato un taglio alla caviglia
con frattura del malleolo mediale; un secondo fendente aveva invece fratturato
di netto la rotula e la parte distale del femore che ora protrudeva all’esterno
come un ramo secco. Anche i tagli sulla testa erano seri e coinvolgevano la
teca cranica.
Un caso come questo non
avrebbe potuto aspettare. Era una emergenza non dilazionabile: rischiava lo
shock emorragico ed anche l’osteomielite.
Siamo quindi entrati in
sala con lui, ed il lavoro è stato lunghissimo.
Molti dei tagli erano
ancora pieni di terriccio e sporcizia varia. Bisognava perciò ripulire e
disinfettare con cura per cercare di prevenire infezioni.
Varie ferite erano
profonde e coinvolgevano muscoli a tendini.
La fissazione interna delle
fratture ossee è stata difficoltosa, soprattutto al ginocchio: siamo comunque
riusciti a ridurre ed a sintetizzare con fili metallici e viti sia il ginocchio
che la caviglia.
Questo lavoro ci ha
tenuti occupati per molte ore, fin quasi verso l’una e trenta del pomeriggio.
Dopo un pranzo veloce,
quando pensavamo di iniziare la nostra lista operatoria, è però arrivata la
seconda sorpresa.
Prima di entrare in sala,
mi è stato chiesto di fare un’ecografia urgente per una donna che era caduta
due giorni prima, battendo pesantemente il suolo con la pancia.
Era tutta sudata, un
sudore freddo e poco rassicurante.
L’addome non era per
niente trattabile e c’erano segni di irritazione peritoneale.
L’eco ha infatti
individuato la presenza di sangue in peritoneo.
Anche stavolta si
trattava di un’emergenza e dovevamo cambiare i nostri piani, pianificando una
laparotomia esplorativa di emergenza.
La diagnosi ecografica era
poi risultata giusta: in addome avevamo trovato litri di sangue, e, dopo una breve
ricerca, abbiamo anche scoperto la fonte dell’emorragia: c’era una brutta
rottura di milza, in parte coperta dall’omento che era accorso ai ripari.
Non ci sono state
alternative ed abbiamo dovuto eseguire la splenectomia.
Erano poi passate le
16.30 quando siamo usciti, stanchi ma anche soddisfatti per aver certamente
salvato la vita di questa paziente.
Naturalmente
l’ambulatorio fremeva di pazienti stufi di aspettare e ci siamo dovuti tuffare
nelle visite per gli esterni; ma bisognava pur tentare di fare qualcosa per i
pazienti che erano in lista e perciò a digiuno sin al mattino!
Siamo riusciti a operare
ancora una frattura di tibia, un idrocele ed una miomectomia per fibromi
uterini.
Erano le 19.30 quando
suturavamo la cute dell’ultima paziente.
Eravamo stanchissimi e
non ce l’avremmo fatta a continuare: con dispiacere abbiamo quindi dovuto dire
a tre operandi che sarebbero stati posticipati all’indomani mattina.
PS: oggi invece,
nonostante due raschiamenti uterini urgenti, abbiamo finito la lista operatoria
entro le 18... inclusi naturalmente anchei tre pazienti rimandati ieri
Fr Beppe Gaido
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