giovedì 7 aprile 2016

Se il buongiorno si vede dal mattino

Abbiamo dato il benvenuto al Dr Pietro Rolandi, e, tanto per non farlo annoiare sin dal primo momento, il caso ha voluto che a Chaaria lo aspettassero ben tre addomi acuti, tutti urgenti e nessuno programmato.
Abbiamo avuto nuovamente una perforazione ileale da tifo, la seconda in una settimana, una peritonite diffusa con ascesso peri-appendicolare e da ultimo un brutto volvolo dell'ultima ansa ileale con necrosi di un lungo tratto di intestino.
Sono stati interventi faticosi ed impegnativi; anche le condizioni generali dei pazienti non erano delle migliori, soprattutto per l'operato del tifo e per quest'ultimo del volvolo.
Speriamo bene per il post-operatorio.
Abbiamo per Pietro una lista molto nutrita e gli appuntamenti sono davvero tantissimi. Sin dal primo giorno lo ringraziamo per essere tornato ancora a Chaaria a condividere con noi un'altra maratona chirurgica, in cui tra l'altro mi aspetto di crescere ancora un po' sia nelle tiroidectomie che nella chirurgia del tubo digerente.
Tutti noi di Chaaria ci fidiamo ciecamente di Pietro e della sua grandissima esperienza: a lui riserviamo i casi più complessi, quelli che non saremmo stati in grado di operare da soli.
Lui è anche il nostro mentore: ormai non lo è più soltanto per me ma per molti altri qui in Kenya, visto che da lunedì un giovane medico dell'ospedale di Meru verrà inviato a Chaaria per migliorare le sue competenze chirurgiche sotto la guida di Pietro.


"Benvenuto Pietro e buon lavoro: visto che hai volato di notte, per stanotte ti risparmieremo e non ti chiameremo in caso di cesareo urgente...ma solo per stanotte!"

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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