lunedì 11 aprile 2016

Stremati

Iniziare la giornata alle 4.30 del mattino per un cesareo urgente. Riempirti così tanto di adrenalina che quando ritorni in camera alle 6 non ci provi neanche a rimetterti a letto, tanto più che la preghiera inizia alle 6.30.
Sapere che la lista programmata degli interventi inizia alle 8, per cui, dopo Messa, non ci sono possibilità di fare un pisolino prima di scendere in ospedale.
E poi correre, correre e ancora correre tutto il santo giorno: interventi lunghissimi e difficoltosi, coda di pazienti che ti aspettano ogni volta che metti il naso fuori dalla sala, ecografie e gastroscopie a ripetizione.
Finire l'ultimo cliente ambulatoriale dopo le 19 e poi renderti conto che in cappella crolli letteralmente dal sonno e fai un pisolino tra una ave maria e l'altra del rosario e rischi di cadere mentre in piedi cerchi di cantare il magnificat con gli altri, lottando con gli occhi che continuano a chiudersi.
Dopo cena poi, trascinare i piedi per il controgiro serale in ospedale, sperando che le visite ed i nuovi ricoveri non siano tanti.


Sentire una depressione profonda quando invece ti ritrovi la maternità ridotta ad un lazzaretto, con almeno quattro ecografie da fare ed un altro cesareo che ti aspetta...e sono già passate le 22!
Questa è la nostra vita, praticamente tutti i giorni... ed a volte è proprio dura.

Fr Beppe Gaido




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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