giovedì 23 giugno 2016

La sofferenza dei bambini

Questa sera stavo facendo un'eco addominale ad un bambino di 4 anni.. era l'ultimo della mia coda di pazienti esterni verso le 19. Aveva un pancione enorme e duro.Era chiaramente in distress respiratorio.
All'eco ho trovato dei linfonodi terribili, grossi come arance. Il piccolo è HIV positivo. Ho anche notato una versamento pleurico importante a destra. 
Avevo deciso di ricoverarlo al più presto, ma mentre scrivevo il risultato e spiegavo alla mamma che il bimbo andava ricoverato, lui ha deciso di gaspare un paio di volte e se ne è andato praticamente tra le mie mani. 
Sentendo il suo respiro cambiare, l'ho infatti sollevato a sedere e mi sono messo ad urlare per una infermiera, ma la morte è arrivata dopo un minuto sotto lo sguardo ammutolito e disperato di una mamma che non piangeva. 
Non ho potuto neanche trovargli una vena. Un'altra morte tra le mie stesse mani, e senza che non potessi farci nulla. 
Non c'è stato il tempo. Povero piccolo. Linfoma, HIV, polmoni a pezzi. Sono molto triste che sia morto prima che lo potessi ricoverare... ma che cosa avrei davvero potuto fare per lui?
Per un medico la vita in Africa a volte è crudele perchè ti fa sentire inutile

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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