Nella nostra zone sono
moltissimi I pazienti affetti da cataratta che alla fine diventano
completamente ciechi.
La cataratta è una
patologia che affligge per lo più persone anziane e quindi spesso già
debilitate da altre situazioni patologiche.
Una delle ragioni di
questa alta incidenza della patologia suddetta nella nostra zona penso sia da
ricercare nella vita agricola che espone gli occhi per lunghe ore ai raggi
ultravioletti del sole.
Tantissimi sono coloro
che, non avendo soldi per un intervento di cataratta, finiscono per diventare e
rimanere ciechi per sempre.
L’intervento di cataratta
è infatti al di fuori delle possibilità economiche di molti dei nostri clienti,
pur essendo eseguito anche a Meru.
Da anni sento il
desiderio di partire con un progetto che possa dare una risposta chirurgica a tale
problematica oculistica abbastanza disattesa nella nostra popolazione.
Sono stato in contatto
con vari oculisti italiani, e spesso ho ricevuto delle dichiarazioni di
interesse e delle promesse di aiuto... che però normalmente si sono dimostrate
delle bolle di sapone, e si sono perse nel nulla.
Spesso la gente si
infiamma per una nobile causa, ma poi le altre preoccupazioni della vita
spengono velocemente l’entusiasmo e ci si dimentica.
Un ostacolo davvero
significativo ad iniziare il volontariato oculistico è stato la nostra mancanza
di strumentazione: sempre i pochi oculisti che vagheggiavano un’esperienza di
volontariato mi chiedevano se avevamo le attrezzature. La nostra risposta
negativa poneva fine al discorso.
Uno dei problemi più
gravi con cui ci siamo scontrati è stato proprio quello di procurarci il
microscopio operatorio, le lentine ed il materiale di consumo. I prezzi sono
risultati particolarmente elevati.
Siamo stati anche in
contatto con ospedali italiani che avrebbero donato il microscopio operatorio e
la FACO, ma il problema è stato il costo sempre più esorbitante dei containers,
sia dal punto di vista della spedizione e del trasporto e sia soprattutto da
quello delle tasse doganali.
Non è da sottovalutare
poi la difficoltà a trovare specialisti che siano disponibili a venire a
Chaaria per gli interventi in modo regolare e continuativo: se si inizia un
progetto per la cataratta bisogna infatti garantire un minimo di regolarità
nelle date degli interventi.
Ecco perchè, nel cuore
mio e di Fr Gancarlo, è nata un’altra idea, quando abbiamo organizzato la prima
“tre giorni” di chirurgia della cataratta con il team oculistico dell’ospedale
di Tenwek (in Kenya).
Vi lancio il pensiero
così come ci è venuto:
“perchè, invece di
spendere tantissimi soldi a organizzare containers, non dedichiamo i nostri
sforzi esclusivamente alla raccolta fondi, e poi chiamiamo nuovamente la stessa
équipe di Tenwek due o tre volte l’anno a fare gli interventi a Chaaria?”
Gli specialisti di Tenwek
hanno dato la loro disponibilità a tornare a Chaaria per gli interventi!
L’altra volta che sono
venuti, il costo era 5000 scellini (circa 50 euro) a paziente: 4500 scellini
sono stati pagati da una chiesa protestante americana che ha sponsorizzato
l’evento, mentre 500 scellini (circa 5 euro), erano a carico del paziente
stesso.
In quella occasione, in tre
giorni abbiamo operato 65 pazienti: oltre all’intervento a tutti abbiamo
offerto terapia, una notte in ospedale per osservazione, una visita di
controllo il giorno dopo l’intervento ed un’altra dopo un mese.
Non potrebbe essere una
possibile soluzione all’annoso problema del “progetto cataratta” che a Chaaria stenta
a partire?
Le persone interessate ad
aiutarci potrebbero contribuire anche solo con 50 euro che corrisponderebbero
all’adozione di un paziente per un intervento di cataratta ad un occhio.
Questo è l’appello che
faccio alle Associazioni che in passato hanno dimostrato interesse al nostro
progetto per la cataratta: raccogliamo soldi per sponsorizzare delle campagne
di operazioni che porteremo avanti con un team kenyano, facilmente reperibile e
disponibile a venire a Chaaria con i loro mezzi e con tutto lo strumentario
necessario a questa chirurgia così specialistica.
In questo caso non
avremmo spese per il materiale di consumo e per i macchinari.
A loro dovremmo offire
solo dei locali (già identificati e sperimentati nella precedente esperienza),
oltre che vitto e alloggio per il personale.
Operare 65 persone ci costerebbe
circa 3250 euro...una cifra davvero molto più bassa di quello che si
spenderebbe anche solo per il container.
Chissà se questo sogno,
accarezzato da molti anni, potrà diventare realtà!
Fr Beppe Gaido
Nessun commento:
Posta un commento