Passo in maternità e,
come al solito in questi giorni, tutte e tre i lettini sono occupati: una mamma
ha appena partorito, l’altra sta dando alla luce il figlio proprio ora e la
terza sta procedendo bene con il travaglio.
Mi avvio quindi in sala
piccola dove mi attende la biopsia prostatica che ho dovuto posticipare ieri.
Appena iniziata le breve
procedura che qui facciamo in anestesia spinale, Susan bussa affannosamente
sulla porta della sala. Siamo tutti impegnati e quindi nessuno va ad aprire: a
questo punto la nostra infermiera decide di comunicare con il telefono senza
fili e si mette ad urlare dal corridoio:
“La donna in sala parto
ha un prolasso del cordone”
Questa è per noi una
parola che non vorremmo mai sentire!
Come Susan, anche noi
perdiamo la testa.
Bisogna fare molto velocemente
se vogliamo salvare quel bambino.
Finiamo la biospia in
fretta e furia e già troviamo la donna preparata per l’intervento su una
barella in corridoio.
E’ in posizione
genu-pettorale per prevenire che la testa del bimbo schiacci il cordone e
provochi ipossia.
Jesse è molto bravo con
la spinale che facciamo con paziente sul fianco sinistro, per la ragione
suddetta.
In questi casi il fattore
tempo è essenziale e ce la mettiamo tutta.
Dall’incisione cutanea
all’estrazione del bimbo non passano più di 30 secondi: il neonato però non
piange e pare non respirare affatto.
Mama Sharon prende il
posto di Jesse nel seguire l’anestesia e questi corre in sala parto per la
rianimazione neonatale.
Passano minuti che mi
paiono eterni.
Lavoro in fretta con
l’assistenza esperta di Marcella, ma la mia mente è in sala parto con Jesse e
con quel bambino che non so se vivo o morto.
La donna sanguina
abbondantemente ma riusciamo a controllare l’emorragia senza grossi sussulti.
Il cesareo finisce in
meno di 25 minuti...ma di Jesse nessuna notizia.
Questo fatto ci preoccupa
e ci rattrista: vuol dire che le cose non stanno andando per il verso giusto ed
il bambino non si sta riprendendo.
Siamo all’ultimo punto
sulla cute quando il nostro anestesista torna e dice la parola che ci
aspettavamo:
“Sawa!”
Esultiamo a questa sua
semplice parolina: il bimbo si è ripreso ed ora sta bene.
Siamo intervenuti in
fretta, abbiamo lavorato bene, ed abbiamo salvato il bambino!
Non è così frequente
estrarre un feto vivo nel caso di prolasso del cordone, ma oggi ce l’abbiamo
fatta.
Questo cesareo ha dato
una nota di ottimismo a tutta la nostra domenica che anche oggi è stata davvero
piena.
Fr Beppe
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