sabato 8 luglio 2017

Capita

Sto facendo ancora un cesareo verso le 21.
Sono in sala piccola con Giulia.
Anche oggi non c’e’ stato un minuto di respiro, dal mattino alle 6 quando sono iniziati i ces arei urgenti, fino a questa sera…e chissa’ che cosa ci riservera’ la notte…ormai due cesarei per notte e’ quasi la regola fissa.
Fuori dalla finestra della sala piccola sento moltissima concitazioni: voci femminili che urlano e proferiscono frasi che non riesco a comprendere, visto che la mia principale attenzione e’ sul cesareo che sto facendo.
Chiedo allora a Lilian se le pazienti stessero litigando.
Lei sorride e mi risponde pacifica che l’agitazione deriva dal fatto che una donna ha partorito nel cortile: le infermiere erano tutte impegnate nell’assistere altre quattro pazienti in sala parto e quella mamma non ha potuto aspettare.
I soccorsi sono arrivati subito dagli altri reparti: mamma e bambino sono stati assistiti propriamente e portati in maternita’.
Entrambi stanno bene.
Certo che fa sempre impressione quando qualche donna partorisce da sola e nel cortile, ma nelle nostre condizioni e’ davvero difficile stare dietro a tutto.


Per chi ci crede poi, ora c’e’ anche la luna piena a far aumentare i parti… e non solo lo sciopero!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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