lunedì 2 ottobre 2017

Settimane di fuoco e poche prospettive di miglioramento

Nelle ultime due settimane che hanno coinciso con la nostra assenza, il lavoro in ospedale ha conosciuto ritmi davvero insostenibili.
La maternità rimane la parte che pesa di più sulle nostre spalle e sulla nostra stanchezza. 
Ci sono numeri impressionanti di parti e cesarei, e purtroppo dobbiamo anche ammettere che c'è una difficoltà crescente a seguire il travaglio fisiologico delle pazienti, pressati come siamo dal lavoro e dalle emergenze.
Ci sono state varie rotture d'utero, per lo più in donne che provenivano da maternità periferiche e senza sala operatoria: solo in un caso siamo stati fortunati abbastanza da poter salvare la vita del bambino.
C'è anche stata una "epidemia" di gravidanze extrauterine e di laparatomie urgenti; tra queste ultime i casi più significativi sono stati legati a perforazioni di ulcere duodenali, appendiciti purulente, tifo addominale.
Non sono mancati i traumi addominali, a volte legati ad incidenti della strada ed a volte a violenza (casi di perforazione intestinale da coltellata).


Degno di nota è il bimbo di 5 mesi con invaginazione intestinale e perforazione del viscere: l'intervento ha richiesto la resezione e l'anastomosi. Operazione certamente difficile sia dal punto di vista anestesiologico che chirurgico, ma il bimbo sta bene, e questa è per noi la gioia più grande.
La dottoressa Makandi ha operato già sette fratture con tecnica di SIGN dopo il Congresso.
Per parlare in termini calcistici, l'ospedale registra il tutto esaurito...e domani la dottoressa Apophie e la dottoressa Ruth ci lasceranno. Onestamente sentirò pesantemente la loro mancanza.
Ad entrambe esprimo un sentito ringraziamento per il ritmo di lavoro che hanno vissuto in questo periodo difficile di Chaaria.
Dicevo nel titolo che non si intravvedono miglioramenti a breve: sciopero che continua per gli infermieri, a cui ora si sono aggiunti clinical officers e laboratoristi degli ospedali pubblici. Ospedali chiusi. Numeri vertiginosi di malati che si rivolgono a Chaaria, perche non sanno dove andare.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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