mercoledì 11 ottobre 2017

Super pieno anche tra gli orfanelli

Non era mai successo di averne dodici, di cui due in incubatrice.
Gia’ eravamo al troppo pieno con dieci orfanelli.
Da ieri pero’ la famiglia si e’ allargata nuovamente con l’accoglienza di Angel, un bimbo nato da una donna psichiatrica e violentata da sconosciuti.
E’ nato 5 giorni fa, ma poi la mamma e’ diventata cosi’ violenta e pericolosa per le altre pazienti, che abbiamo dovuto dimetterla: l’abbiamo riconsegnata a sua madre che e’ purtroppo vecchia, stanca e depressa.
L’anziana signora ci ha chiesto di tenerle il nipotino finche’ lei potra’ venire a riprenderselo.
Pure lei sembra infatti non avere speranza che sua figlia, psichiatrica dall’infanzia, si possa mai prendere cura della sua creatura…chissa’ cosa faremo di questo bimbo se nessuno verra’ a riprenderselo!
Oggi invece Rita Drago di Matiri ci ha chiesto di accogliere la piccola Sophia Mwende, di appena 7 giorni di vita (nella foto di oggi).
La sua mamma e’ morta di emorragia post partum a Nairobi, ed il papa’ per adesso non riesce a prendersi cura di lei. Il reparto orfanelli scoppia.


Il personale e’ assolutamente stressato nel seguire cosi’ tanti bambini…ma ci mancano I fondi per incrementarlo.
Ma come facciamo a dire di no di fronte alle continue richieste di aiuto che ci giungono da tutte le parti?
Benvenuti quindi, Angel e Sophia!

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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