In questi mesi ho pensato tanto a questa fantastica esperienza che mi hai dato la possibilità di vivere e il rientro in Italia non è stato per nulla facile.
Ho passato i primi periodi chiuso in me stesso, senza voglia di raccontare nulla a nessuno, inadatto e fuori luogo rispetto al mondo che mi circondava. Facevo fatica, dopo tutta la sofferenza a cui
D'altronde come potevo immaginare che le persone a casa capissero cosa vuol dire vedere un bimbo di 11 anni morire di rabbia attaccato ad un letto senza che tu possa far nulla, o vedere una donna nel fiore degli anni completamente ustionata dal marito, o ancora un bimbo (che potrebbe essere un tuo fratellino) con una ferita d'arma da fuoco che probabilmente non camminerà mai più.
Poi pian piano ho cominciato a metabolizzare la cosa e ho capito che era giusto aprirmi, raccontare e far scoprire a tutti il mondo fantastico in cui ho vissuto per 20 giorni, i sorrisi dei bambini alla vista di una semplice caramella, l'amore incondizionato delle madri nei confronti dei propri neonati, il lavoro estenuante a cui tu, suor Anna, Fra Giancarlo e tutto il tuo staff siete quotidianamente sottoposti senza avere la minima idea di cosa sia una domenica o un attimo di riposo, tutto condito sempre però da un'amore che valica ogni limite e che supera anche la più fervida delle immaginazioni.
Aver fatto parte di tutto ciò è stato un onore e non smetterò mai di ringraziarti. Ciò che mi ha colpito di più di Chaaria è stata la forza con cui tutte le persone di questa terra affrontano le avversità: sono un inno alla gioia e hanno la capacità di insegnarti davvero le cose che contano.
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